Morte di Claudia Cherobin: il fidanzato patteggia 2 anni e 2 mesi. La madre non si arrende

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Il rettilineo, le auto dei due amici che sfrecciano velocissime e una sorpassa l’altra. Poi inevitabilmente si toccano e si schiantano entrambe fuori strada. Nella Bmw, che prenderà anche fuoco, morirà la 24enne Claudia Cherobin, di Gazzo Padovano. Il guidatore venerdì scorso ha patteggiato due anni di pena.

Era domenica 2 maggio 2021, sono circa le ore 19,30, e l’incidente stradale provocato anche dall’alta velocità come si ricorderà avvenne in via Rasega, sul rettilineo che da Grumolo delle Abbadesse conduce a Camisano Vicentino. Una strada stretta ma che invita a correre rischi drammatici.

Un incidente ora affidato alle aule dei tribunali, dove la madre di Claudia cerca una giustizia che non sembra non trovare: la mattina dello scorso 28 ottobre si è celebrato infatti in Tribunale a Vicenza davanti al Gup (il giudice dell’udienza preliminare) il giudizio penale a carico di Thomas Schiavo, fidanzato di Claudia e imputato di omicidio stradale. Era lui che guidava la Bmw uscita di strada e in un altro procedimento è imputato anche il giovane alla guida dell’altra auto, che li stava sorpassando a una velocità folle: “A circa 150 chilometri orari, oltre il doppio dei 50 previsti in quel tratto” commenta l’avvocato Mario Antinucci del Foro di Roma, legale della mamma di Claudia, Livia Cherobin. L’auto dopo il tocco con l’altra vettura si è schiantata contro un muretto di cemento armato, ancora oggi presente in via Rasega, e ha preso fuoco.

In aula venerdì scorso c’era la mamma di Claudia, Livia Rosa Cherobin, che si era costituita parte civile: il suo legale ha sollevato “ragionati dubbi e fondate perplessità”, come spiega in una nota, in merito alla pena patteggiata da Schiavo e portata a sentenza dal giudice: due anni di detenzione con la sospensione condizionale,  “sebbene – spiega l’avvocato – la qualificazione del fatto pluriaggravato preveda una pena edittale compresa tra il minimo di cinque ed il massimo di anni dieci di detenzione”.
Al fianco della madre di Claudia Cherobin in aula c’erano diversi amici di famiglia e numerose studentesse universitarie sue amiche, rimaste in aula dall’inizio alla fine dell’udienza. “Siamo rimasti tutti sorpresi – spiega ancora l’avvocato – non solo della pena mite, ma addirittura di non vedere coinvolto nel giudizio penale l’ente pubblico proprietario della strada teatro dell’incidente, dove oggi come in passato i giovani seguitano a sfrecciare con automobili di grossa cilindrata”.

La vicenda giudiziaria  proseguierà l’anno prossimo, con l’udienza fissata a maggio del 2023 dinanzi a diverso Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Vicenza (quindi ad oltre sei mesi di distanza da quella fissata per la posizione del primo imputato) per verificare la posizione dell’altro ragazzo iscritto nel registro degli indagati, quello alla guida della seconda auto, per il quale il Pubblico Ministero Corno ha formulato la richiesta di archiviazione.