STILL LIFE – L’arte di morire insieme

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di Nicola Daniele

Still Life è una perla rara. 

Esce nel 2013 scritto, diretto e prodotto da Uberto Pasolini e subito vince il premio per la miglior regia nella sezione “Orizzonti” al Festival del cinema di Venezia dove viene presentato.

La storia è incentrata su John May, uno zelante e solitario funzionario comunale delegato per natura a rintracciare i parenti di altrettanto solitari defunti. Spesso con poca fortuna. D’altra parte si sa, si muore da soli. Eppure è proprio qui che interviene John May: per John May (interpretato efficacemente da Eddie Marsan) nessuno deve morire da solo. Ecco allora che lo si ritrova durante tutta la pellicola a dare quasi letteralmente la vita pur di garantire un finale dignitoso a tutte quelle storie dimenticate, con tanto di bare, messe, discorsi funebri e canti solenni ognuno scelto su misura della buon’anima di turno. Una minuziosa ed autentica arte dell’addio.

Questa sua nobile missione lo porterà inevitabilmente al licenziamento, troppe spese e troppo zelo per “persone”, anzi per dei “morti” di cui non importa più nulla neanche ai propri cari. Prima di concludere la sua lunga carriera dovrà però portare a termine un ultimo incarico che lo metterà di fronte a un bivio: la solita morte da un lato e un’inaspettata vita dall’altro. 

Perché riscoprire quest’opera cinematografica ben 7 anni dopo?

Perché, come dicevo, Still Life è una perla rara.

E’ uno sguardo delicato e riconciliante sulla vita e sulla morte e sul loro fievole confine. Candido, come il bianco che domina le inquadrature quasi a rispecchiare la purezza d’animo del protagonista e ad opporsi simbolicamente al nero della morte. Piano piano ci si rende conto che al di là del titolo, traducibile in italiano con “natura morta”, il film parla in realtà dei vivi e delle loro particolari ed uniche vite, esse stesse vere e proprie perle da riportare alla luce. 

Proprio di recente, purtroppo, a causa della pandemia di COVID-19  abbiamo assistito alla dipartita di molte persone, alcune care ed altre sconosciute, spesso lasciate morire per necessità in totale solitudine. Rivedere o vedere per la prima volta questo film è un invito ad essere un po’ più John May, a setacciare il fondale della società in cerca delle perle più preziose e a farsi carico del loro valore. Fino e oltre la fine.

Buona visione e buona ricerca.