Addio a Peter Fonda: come Wyatt in Easy Rider segnò una generazione

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Peter Fonda, l’attore che è diventato una star e simbolo di una controcultura nel film “Easy Rider” e che ha portato avanti la dinastia hollywoodiana iniziata da suo padre, Henry Fonda, è morto venerdì a Los Angeles. Aveva 79 anni.

A confermarne la scomparsa è stata la sua famiglia, che ha parlato di problemi respiratori dovuti a un cancro ai polmoni, che di recente lo aveva costretto a entrare e uscire dall’ospedale. “E’ uno dei momenti più tristi delle nostra vita e non siamo in grado di trovare le parole adatte per descrivere il nostro dolore”, afferma la famiglia di Peter Fonda, invitando tutti i suoi fan “a celebrare il suo indomabile spirito e il suo amore per la vita. In onore di Peter, per favore brindate alla libertà”.

Nato a New York, il 23 febbraio 1940, Fonda è il più giovane di due figli della star del cinema Henry Fonda e Florence Seymour (Brokaw) Fonda, un socialite newyorkese. Sua madre si suicidò nel 1950, quando aveva 10 anni e Jane ne aveva 13 anni.

A undici anni, nel giorno del suo compleanno, si spara accidentalmente nello stomaco e va vicino alla morte. Intervistato dal New York Times decenni dopo, ha insistito sul fatto che si è trattato di un incidente, non di un tentativo di suicidio o addirittura di un avvertimento. “Ti spari nella mano o nel piede se vuoi attenzione”, disse, “non come ho fatto io”.

Nel 1960 ha recitato in “Il vello d’oro” alla Omaha Community Playhouse. Il suo debutto a Broadway, solo un anno dopo, è stato in “Blood, Sweat and Stanley Poole”, una commedia dell’esercito per la quale ha vinto il Circle Award di New York Drama Critics. Ha debuttato in televisione in un episodio del 1962 di “Naked City”.

Due anni dopo invece arrivò l’esordio a Hollywood in “Tammy and the Doctor” prima e nella saga sulla Seconda Guerra Mondiale “The Victors”. Come Wyatt in Easy Rider nel ’69, diventò simbolo di un’intera generazione. Successivamente con ruoli Uleès e in altre produzioni guadagnò diversi riconoscimenti, fra i quali due Golden Globe, due nomination all’Oscar e una agli Emmy.

La promessa Fonda diventa tuttavia personalità a doppio taglio e gli Studios iniziano a dubitare della sua affidabilità, umana e produttiva. Non diventa mai personaggio scomodo, ma non ha neanche la carriera che ci si poteva aspettare dall ‘fenomeno’ di Easy Rider. Appare molto e con registi importanti (da Jonathan Demme a Steven Soderbergh), ma non conosce più la gloria della celebrità unanime. Conosce la caduta e, in parte, l’oblio, dopo aver vissuto la fama. Anche in questo, Peter Fonda è cultura americana allo stato puro.

Nel 1997, con la maturità e una maggiore consapevolezza, ha la seconda chance: vince un Golden Globe per la sua interpretazione di apicoltore silenzioso e malinconico nel prezioso e poco visto “L’oro di Ulisse”. Nel settembre del 2007, Fonda – padre dei due attori Bridget e Justin – ha messo all’asta i cimeli di Easy Rider, prestando poi la sua partecipazione al film motociclistico Ghost Rider e al remake del western “Quel treno per Yuma”.

La sua appartenenza alla cultura hippie andava ben oltre l’immagine di celluloide. Fonda è stato amico personale dei Beatles, sperimentò l’Lsd con John Lennon, e l’esperienza lasciò una traccia nel disco ‘Revolver’ del 1966.

La sua presenza nella scena di Hollywood è stata costante fino a due anni fa, quando apparì al fianco di Nicholas Cage ne “La ballata di Lefty Brown”.