Giappone, giustiziato Tomohiro Kato. Nel 2008 uccise 7 persone per “colpa” di Internet

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È stato giustiziato l’uomo che nel 2008 ad Akihabara, a Tokyo, uccise 7 persone in un attentato compiuto nella strada dello shopping di elettronica. Tomohiro Kato, 39 anni, è stato impiccato nel centro di detenzione di Tokyo dopo che nel 2011 era stato condannato a morte dal tribunale distrettuale. E a nulla servì il ricorso che fece nel 2015, respinto dalla Corte suprema. Una morte annunciata dunque quella del 39enne che seminò il panico tra la folla: prima guidò il suo camion uccidendo tre persone; poi scese dal veicolo pugnalando a morte quattro passanti e ferendone altri dieci.

Un attacco brutale. Al processo Kato ammise i crimini commessi motivandoli dall’irritazione del “bullismo online” suscitando, tra l’altro, un grande dibattito nella società giapponese del tempo sull’uso di internet e gli effetti sui giovani. Il condannato all’epoca dei fatti aveva 25 anni. Ma si mosse senza pietà, tanto che il tribunale distrettuale di Tokyo definì il suo un “crimine brutale dove non aveva mostrato un briciolo di umanità”.

In Giappone 107 persone sono attualmente detenute nel braccio della morte. E insieme agli Stati Uniti sono gli unici due paesi del G7 che mantengono la pena capitale. Dal 2007 il paese del Sol Levante ha iniziato a rivelare i nomi delle persone giustiziate e i dettagli dei loro crimini. Nel 2018 sono state eseguite 15 pene capitali, tra cui l’esecuzione del “guru” del culto Aum Shinrikyo e 12 ex seguaci, condannati per l’attacco con gas sarin alla metropolitana di Tokyo che uccise 13 persone. I prigionieri non vengono informati del loro destino fino al giorno stesso dell’esecuzione. E così è accaduto per Tomohiro Kato. L’uomo che uccise 7 persone per “colpa” di Internet.