Giornalismo: Pulitzer a New Yorker, New York Times e Washington Post

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Mantovani e Brunetta durante un recente incontro a Vicenza

New Yorker, New York Times e Washington Post nell’Olimpo del giornalismo. Le testate newyorkesi hanno vinto il premio Pulitzer nella categoria “servizio pubblico” grazie agli scoop sul caso Harvey Weinstein. Al Nytimes anche il premio per la politica interna, conquistato insieme al Washington Post, per le inchieste sul Russiagate.

I vincitori sono stati annunciati alla Columbia University
e “mostrano la forza del giornalismo americano durante un periodo di crescenti attacchi fisici, sfide finanziarie e una raffica di critiche da parte del presidente Trump”, ha detto Dana Harvey, la nuova amministratrice dei prestigiosi premi che rappresentano l’equivalente degli Oscar per il mondo dei media.

Il Washington Post, che appartiene a Jeff Bezos, una delle bestie nere di Trump, ha portato a casa un altro importante riconoscimento: quello per il giornalismo investigativo.

Il quotidiano del Watergate lo ha meritato per aver messo in luce le accuse di molestie sessuali contro il candidato repubblicano al Senato in Alabama Roy Moore da parte di donne, una delle quali all’epoca ancora minorenne. Le rivelazioni portarono alla vittoria del rivale democratico Doug Jones, nonostante il seggio lasciato libero dal ministro della giustizia Jeff Sessions fosse storicamente nelle mani dei repubblicani e nonostante Moore avesse ottenuto l’appoggio in extremis dello stesso Trump. Sia il Russiagate che l’inchiesta su Moore sono stati pesantemente criticati come “fake news” dal presidente.

Nell’era del movimento #MeToo, dunque le molestie sessuali sono state uno dei temi che ha dominato i premi: New York Times e New Yorker hanno vinto nella categoria del servizio pubblico per gli scoop sull’ex boss di Miramax Harvey Weinstein che hanno scatenato un vespaio di accuse contro vip di Hollywood, del mondo dei media, del business e della politica.

Il New York Times ha vinto un totale di tre Pulitzer: il terzo è andato a una serie di cartoni che hanno raccontato l’odissea di una famiglia di profughi siriani all’ingresso negli Usa, altro tema caldo che non fa certo il gioco della politica di Trump.

Arizona Republic e Usa Today hanno vinto con una serie di servizi sul muro che Trump vorrebbe costruire al confine con il Messico. In tutto sono stati assegnati premi in una ventina di categorie. Per la prima volta ha vinto un rapper, Kendrick Lamar, per l’album “Damn”. Lamar è stato il primo musicista non classico o jazz a conquistare il premio per la musica nei 102 anni di storia dei Pulitzer.