Guerra in Medio Oriente: entrata in vigore la tregua a Gaza

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Dovrebbe essere un cessate il fuoco di almeno quattro giorni quello fra Hamas ed Israele che è entrato in vigore oggi a Gaza dalle 7 locali del mattino (le 6 in Italia). A renderlo noto è stata la radio militare. Nel pomeriggio è attesa la liberazione di 13 ostaggi israeliani, per lo più donne e bambini. In seguito torneranno in libertà anche una trentina di donne e di minori palestinesi detenuti in Israele. Sarà “una breve pausa” nei combattimenti al termine della quale, ha avvertito il ministro della Difesa Yoav Gallant, “si prevedono altri due mesi di guerra”. Già mercoledì l’accordo tra le parti sembrava cosa fatta ma nella notte è improvvisamente calato il gelo e tutto è slittato.

Dopo 48 giorni di conflitto, la tregua: l’ufficio del premier Netanyahu ha fatto sapere di aver ricevuto la lista dei primi 13 rapiti che saranno rilasciati e di aver già contattato le famiglie. Lo scambio di prigionieri è stato fissato per le 16 locali, pare attraverso il valico di Rafah tra Gaza e lo Stato ebraico. Sarà il primo di quelli che si susseguiranno nei 4 giorni di cessate al fuoco e che porteranno, in una prima fase, alla liberazione di 50 ostaggi israeliani in cambio di 150 palestinesi. L’obiettivo finale – con uno o più giorni ulteriori di tregua – è quello di 100 rapiti per 300 detenuti: un rapporto di 1 a 3.

Secondo le prime informazioni, ad occuparsi materialmente dello scambio saranno la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa palestinese. Una volta passati nel Sinai egiziano e dopo un primo controllo medico, i 13 ostaggi dovrebbero rientrare in Israele dal valico di Nitzana ed essere affidati ai soldati. Per loro scatteranno tutte le misure di assistenza messe a punto da Israele, da accurate visite sanitarie all’assistenza psicologica. Tutti gli ostaggi saranno quindi affidati, a meno che non ci siano casi gravi, a 5 ospedali specializzati prima del ritorno in famiglia e alla normalità.

I detenuti palestinesi – tra i quali non ci sono condannati per reati di omicidio, secondo una delle condizioni imposte da Israele – saranno invece portati nelle loro abitazioni, in larga parte tra Cisgiordania e Gerusalemme est.