Hong Kong: pugno duro di Pechino contro il Covid. Braccialetti elettronici per i positivi

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Pugno durissimo del Governo di Pechino su Hong Kong per fermare la pandemia di Sars-CoV-2. Il ministro della Salute Lo Chung-mau ha fatto sapere che per tutte le persone che risulteranno positive scatterà l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico, per essere costantemente monitorati. L’obbligo scatterà venerdì 15 luglio. Nella città i casi di Covid stanno aumentando, con più di 2mila contagi al giorno la settimana scorsa. Il governo sta attuando una politica zero-Covid sulla scia di quella cinese.

In realtà non si tratta di una novità, perché già a inizio anno questo metodo di sorveglianza era stato inflitto a chi era sottoposto a isolamento domiciliare. Inoltre nel 2020, primo anno di pandemia, chi arrivava dall’estero doveva indossare i dispositivi e restare in quarantena per 14 giorni.

Misure decisamente drastiche che rispecchiano la paura di Pechino nei confronti di questa pandemia che, sembra sfuggire a qualsiasi tentativo di contrasto, nonostante la politica di tolleranza zero portata avanti dal Governo cinese che non si è fatto scrupoli nel blindare nelle case migliaia di cittadini.

Una paura che sta avendo pesanti ripercussioni anche sui mercati. Oggi la Borsa di Hong Kong ha aperto in negativo a -1,04% Il timore più grande dei mercati asiatici è che il Covid con le sue nuove varianti e la severe misure restrittive cinesi, possa portare a nuovi pesanti stop all’economia. Sotto osservazione c’è soprattutto Shanghai dove non è da escludere un nuovo pugno duro per evitare i contagi. Qui sono previsti dei cicli di test obbligatori per la popolazione dopo aver scoperto il primo caso di Omicron BA.5.2.1. Lo stesso è stato deciso per Guangzhou, dove sono stati sottoposti al test 6 milioni di residenti. Il centro del gioco d’azzardo di Macao ha chiuso quasi tutte le attività, inclusi i casinò per tentare di azzerare i contagi.

Cresce il malcontento in Cina.
Questa politica di tolleranza zero per il Covid sta facendo aumentare il malcontento tra la popolazione che in questi giorni si è resa protagonista di una protesta nella città di Zhengzhou, a circa 620 chilometri a sud-ovest di Pechino. Qui infatti il malcontento per le politiche anti-Covid si è fuso con uno scandalo bancario. I correntisti di sei banche rurali della provincia di Anhui, allettati da tassi di interesse superiori alla media, hanno depositato i loro risparmi, per poi scoprire di non poter ritirare i loro fondi dopo la fuga del capo della casa madre del gruppo bancario, ora ricercato per reati finanziari.

Ma non solo. Lo scandalo locale si è ben presto tramutato in un caso nazionale e politico a causa dell’uso improprio dell’applicazione di tracciamento Covid, utilizzata dalla polizia per tenere sotto controllo la protesta. I manifestanti si sono ribellati alla manipolazione dell’app. Il loro stato di salute è stato infatti falsificato in modo da limitare la possibilità di viaggiare e di spostarsi. Durante la protesta si sono registrati scontri con le forze dell’ordine e con le squadre di sicurezza in borghese che sono state riprese mentre si lanciavano verso la folla con oggetti contundenti.