Medioriente: fumata bianca per il rilascio degli ostaggio dopo le tensioni tra Hamas e Israele

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Una nuova lista di ostaggi che dovrebbero essere rilasciati oggi da Hamas è stata ricevuta dall’ufficio del primo ministro israeliano. Lo riportano i media, spiegando che il governo si è già attivato mettendo al corrente le famiglie.

Si è sbloccata in serata, grazie alla mediazione di Qatar ed Egitto, l’impasse che rischiava di far saltare la tregua tra Israele e Hamas dopo la tensione nella seconda giornata di tregua nella Striscia di Gaza. Sono rientrati in Israele i 13 ostaggi, rilasciati da Hamas: dopo essere stati in un primo tempo consegnati alla Croce Rossa e portati al valico di Rafah sono stati riportati in Israele per essere sottoposti a esami medici in ospedale.

Anche i quattro ostaggi thailandesi liberati torneranno in Thailandia direttamente dall’Egitto. Secondo quanto ricostruisce Haaretz, Israele aveva chiesto di aggiungere un altro ostaggio alla lista dei 13 identificando un’altra persona che rientrava nei termini fissati dall’accordo, cioè il rilascio di madri e figli insieme, se i figli hanno meno di 19 anni. Ma per Hamas – alla quale era stato offerto il rilascio quindi di 42 prigionieri invece di 39 – la richiesta di Israele non rispettava i termini e quindi non è stata accolta. Si è ritornati, quindi, al numero originario di 13 ostaggi e 39 prigionieri palestinesi rilasciati.

Gli ostaggi rilasciati da Hamas sono stati sottoposti a un primo controllo medico. Continueranno ad essere accompagnati dai soldati dell’Idf mentre si dirigono verso gli ospedali israeliani, dove si riuniranno alle loro famiglie. I 13 ostaggi israeliani sono tutti del kibbutz Beeri, uno dei più colpiti lo scorso 7 ottobre. Sono Emily Hand (9), Hila Rotem (13), Maya Regev (21), Noam e Alma Or, fratello e sorella (17 e 13), Shiri e Noga Weiss, madre e figlia (53 e 18), Sharon e Noam Avigdori, madre e figlia (52 e 12 ), Shoshan Haran (67), Adi, Yahel e Neveh Shoham (38, 3 e 8).

Intanto è durissima la reazione di Israele dopo le critiche alle sue azioni militari nella Striscia mosse dai primi ministri di Spagna e Belgio, Pedro Sanchez e Alexander de Croo, recatisi al valico di Rafah in concomitanza con l’inizio della tregua a Gaza e il rilascio dei primi ostaggi. “Non hanno attribuito la piena responsabilità dei crimini contro l’umanità compiuti da Hamas”, ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Mentre il suo ministero degli Esteri li ha accusati di aver addirittura “dato sostegno al terrorismo”, convocando i rispettivi ambasciatori a rapporto. Nella loro due giorni tra Israele, Cisgiordania ed Egitto, in realtà Sanchez e De Croo hanno a più riprese speso parole di condanna esplicita degli attacchi del 7 ottobre ai kibbutz.