Coronavirus: 37.978 nuovi casi a fronte di 234.672 tamponi effettuati. Le vittime sono 636

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Secondo i dati del ministero della Salute, nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrati 37.978 nuovi casi di coronavirus, a fronte di 234.672 tamponi effettuati. Le vittime sono 636 (43.589 il numero totale dei decessi dall’inizio della pandemia). I guariti sono stati 15.645. Crescono di 89 unità le terapie intensive, così come i ricoveri negli altri reparti Covid (+429).

Gli attualmente positivi registrano un balzo giornaliero di 21.696, portando il totale a 635.054. Si attesta al 28,45% il rapporto tra positivi (37.978) su nuovi casi testati (133.478), in crescita rispetto al 26,07% di mercoledì. Boom di guariti (15.645) su oltre 100mila tamponi di controllo eseguiti (101.194).

Con 9.291 nuovi casi anche oggi la Lombardia è la Regione italiana con l’incremento maggiore di casi e col maggior numero di nuovi decessi (187). In Piemonte i nuovi positivi sono 4.787, mentre in Campania 4.065. In Veneto i casi sono 3.564, mentre nel Lazio 2.686 e in Emilia Romagna 2.402. Oltre mille nuovi positivi in Toscana (1.932), Sicilia (1.692) Puglia (1.434) e Liguria (1.013). Nelle rimanenti Regioni, invece, si sono registrati meno di mille casi giornalieri.

A spiegare l’andamento del contagio nel nostro Paese è stato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, intervenendo alla trasmissione ‘Agorà’ su Rai 3: “Ieri abbiamo superato i 600.000 casi attualmente positivi, ovvero in isolamento domiciliare, ricoverati con sintomi e in terapia intensiva. Questo è un dato importante perché, come sappiamo, un’epidemia si definisce ‘fuori controllo’ nel momento in cui i positivi superano l’1% della popolazione e ieri, oltre ad aver superato il milione di casi da inizio pandemia, abbiamo sfondato la soglia dell’1% di popolazione attualmente con infezione da Sars-Cov-2”.

Cartabellotta ha poi aggiunto: “usiamo un sistema di monitoraggio che invece che utilizzare un binocolo utilizza uno specchietto retrovisore, perché fotografa dati che non sono recenti. Ovvero se si prendono decisioni restrittive basate su dati di 2 o 3 settimane fa, la corsa del virus non può essere fermata”.

“Negli ultimi giorni – ha concluso – si intravede una piccolissima riduzione dell’incremento di casi positivi ma dobbiamo aspettare una stabilizzazione, perché la diminuzione può anche esser dovuta al fatto che il sistema di testing è saltato in alcune regioni”.