Mafia e ‘ndrangheta sulle scommesse online. 68 arresti

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Guardia di Finanza

I tentacoli delle mafie hanno raggiunto le scommesse online. E’ quanto emerso al termine di tre diverse indagini delle procure di Bari, Reggio Calabria e Catania, che hanno portato all’arresto di 68 persone e al sequestro di beni in Italia e all’estero per oltre un miliardo. Il volume delle giocate, riguardanti eventi sportivi e non, scoperto dagli investigatori, è superiore ai 4,5 miliardi.

‘Ndrangheta reggina, mafia catanese, famiglie pugliesi si erano spartiti e controllavano, con modalità mafiose, il mercato delle scommesse clandestine online attraverso diverse piattaforme gestite dalle stesse organizzazioni. Il denaro accumulato illegalmente, il cui percorso è stato monitorato dalla guardia di finanza, veniva poi ripulito con investimenti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero intestati a persone, fondazioni e società, tutte ovviamente schermate grazie alla complicità di diversi prestanome.

Sotto arresto boss e gregari delle più note famiglie di ‘ndrangheta di Reggio Calabria, dei clan catanesi e pugliesi, ma anche imprenditori e prestanome, tutti a vario titolo accusati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio, illecita raccolta di scommesse online e connessa fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni.

“Ormai non esiste più una ‘ndrangheta, una mafia siciliana o pugliese, sono organizzazioni fluide che in accordo fra loro gestiscono affari diversi“, spiega il procuratore capo della Dna, Federico Cafiero de Raho. “Di questi rapporti abbiamo una fotografia sempre più chiara, vediamo anche da indagini ancora in corso come le mafie tutte lavorino insieme in diversi settori. Resta da capire se esista una cabina di regia stabile o se gli accordi maturino di volta in volta sui territori interessati, ma anche su questo stiamo lavorando”, continua Cafiero de Raho. Per comprendere come le mafie si siano mosse nel mondo del gioco online, determinanti sono state le dichiarazioni di un pentito, un professionista del betting, che ha operato con i clan reggini, catanesi e baresi per lo sviluppo e l’imposizione sul mercato di varie piattaforme di gioco.