Morte Giulio Regeni, per i genitori persistono zone grigie da parte sia egiziana sia italiana

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A quattro anni dall’omicidio di Giulio Regeni è ancora buio pesto sui colpevoli. I genitori del ricercatore italiano ucciso al Il Cairo tra gennaio e febbraio 2016 si dicono molto delusi dall’operato del governo italiano sulle indagini per far luce sulla morte del figlio: “L’ambasciatore italiano a Il Cairo da molto tempo non ci risponde. Evidentemente persegue altri obiettivi rispetto a verità e giustizia”.

L’affondo è soprattutto nei confronti dell’ambasciatore Giampaolo Cantini. Intervenendo alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda, il padre di Regeni ha anche parlato di “zone grigie” da parte sia egiziana sia italiana. Parlando di ‘altri obiettivi’, i genitori hanno sottolineato anche che Cantini “porta avanti con successo iniziative su affari e scambi commerciali tra i due Paesi, come si evince dagli scambi tra Italia ed Egitto”.

Ma sotto accusa finisce anche l’ex ministro Angelino Alfano: la madre di Regeni, Paola Deffendi, ha infatti ricordato il momento del reinvio dell’ambasciatore al Cairo parlando di “fuffa velenosa” da parte dell’allora ministro Alfano. “Incontrammo Gentiloni – racconta – il 20 marzo 2017 e ci disse che ci avrebbe dovuto convincere della necessità di rinviare l’ambasciatore in Egitto. E noi gli rispondemmo che non ci avrebbe convinto. Poi ci chiamò il ministro Alfano e ci disse che avevano già deciso di rinviare l’ambasciatore al Cairo. E’ stata una fuffa velenosa quella di mandare l’ambasciatore Cantini. Vi chiedo di indagare su cosa stia facendo oggi lo studio dell’avvocato Angelino Alfano nei suoi rapporti con l’Egitto”.

I genitori di Giulio spiegano poi alla commissione di aver scoperto che Giulio era stato torturato leggendo i quotidiani italiani online. “Non ci era stato riferito probabilmente, pensiamo, anche per una forma di affetto e tutela. Siamo però nella società della tecnologia e tutto si viene a sapere”.

La madre di Giulio, ha poi chiarito di aver “collaborato con quattro governi e con diverse persone: “abbiamo incontrato Renzi, l’allora ministro degli Esteri Gentiloni poi divenuto premier. Poi Conte nel governo ‘Conte 1’ e nel governo ‘Conte 2’. Poi il ministro degli Esteri Di Maio e ancora prima l’allora ministro degli Esteri Moavero. Abbiamo incontrato anche il ministro degli Interni Alfano”.

Per il padre di Giulio, Claudio, ci sono “zone grigie sia dal governo egiziano, che è recalcitrante e non collabora come dovrebbe, sia da parte italiana, che non ha ancora ritirato il nostro ambasciatore al Cairo”. “Noi abbiamo delle aspettative, che voi smuoviate la politica. Se la politica non collabora, la Procura di roma fatica ad andare avanti”, hanno aggiunto i genitori del nostro concittadino ucciso in Egitto senza una spiegazione.

L’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ha chiesto di dichiarare l’Egitto ‘Paese non sicuro’: “siamo stati spiati costantemente dagli egiziani”. “Giulio non è stato preso, torturato e ucciso per la sua ricerca. È stato ucciso perché si trovava in un regime dove tutto può succedere”, ha continuato il legale. “Ci sono amici o pseudo amici di Giulio che facevano ricerche più pericolose della sua, ma che non hanno avuto problemi”, ha osservato l’avvocato.

Sulla ricerca universitaria di Giulio la madre Paola aggiunge: “doveva essere un approfondimento sul campo di una ricerca molto più ampia, storico-sindacale. L’Egitto doveva essere un focus come quello sui sindacati, sia quelli indipendenti sia quelli filo governativi. La sua ricerca era più ampia di quella che la stampa ha pensato di evidenziare”. Parlando con varie persone ed esperti, ha spiegato la mamma, è emerso che “la ricerca di per sé non era pericolosa, sono tematiche abbastanza nella norma”. “Dopo l’uccisione di Giulio abbiamo capito che l’Egitto è un paese con una forte dittatura, che potrà essere comoda” per i rapporti commerciali, “ma che ha molte paranoie”.