Rapporto Agenas: ecco i migliori ospedali italiani. Sono quasi tutti al Nord

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Sono otto le aree cliniche tenute in considerazione per la valutazione delle strutture ospedaliere italiane secondo il Piano nazionale esiti 2025 (Pne) presentato da Agenas: si tratta di cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare, nefrologia.

A ottenere la massima valutazione in tutte le aree indicate sono solo due strutture, l’ospedale di Savigliano in Piemonte e quello di Mestre in Veneto. Sono in tutto 1.117 le strutture pubbliche e private valutate.

Dei 15 ospedali “top”, ben 14 si trovano al Centro-Nord. La Lombardia guida la classifica con cinque strutture d’eccellenza, seguita dal Veneto con tre centri. L’Emilia-Romagna ne conta due, mentre Toscana, Marche e Umbria contribuiscono ciascuna con un ospedale.

Al Sud, l’unica eccellenza riconosciuta è l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli in Campania. Un dato che diventa ancora più significativo se si considerano le 117 strutture valutate su tutte le otto aree previste: soltanto due raggiungono livelli “alto” o “molto alto” in ogni ambito.

Sul fronte opposto ben 198 ospedali (il 22% delle 871 strutture sottoposte al meccanismo di analisi definito “treemap”) presentano complessivamente 333 punti criticie dovrebbero essere sottoposti ad audit volontari per il miglioramento.

Le criticità si concentrano principalmente in due ambiti: la gestione di gravidanza e parto, e l’area cardiocircolatoria. La distribuzione geografica dei centri da “verificare” evidenzia ancora una volta le difficoltà del Meridione: 51 ospedali in Campania, 43 in Sicilia, 19 in Puglia, 12 in Calabria necessitano di interventi migliorativi. Ma anche la locomotiva Lombardia non è immune da problemi, con 14 strutture segnalate.

Nell’ambito cardiocircolatorio, valutato attraverso sette indicatori specifici, gli ospedali che raggiungono il massimo dei punteggi si trovano prevalentemente in Lombardia, con due strutture di riferimento anche nel Lazio. Qui il sistema delle reti dell’emergenza cardiologica, con la suddivisione tra centri hub e spoke, ha consentito di concentrare la casistica degli infarti nelle strutture qualificate, riducendo del 21% gli episodi in dieci anni.

Per il sistema nervoso, analizzato con due indicatori specifici, la maggioranza delle strutture che eccellono su entrambi i parametri si trova al Centro-Nord.

La chirurgia oncologica, esaminata attraverso sette indicatori, vede primeggiare soprattutto Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, ma registra eccellenze anche in Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania e Sicilia.

L’ambito della gravidanza e del parto, valutato con quattro indicatori, conta 53 strutture che hanno raggiunto un livello “molto alto”, concentrate in maggioranza al Nord. Eppure proprio qui l’Italia continua a registrare un tasso di parti cesarei nettamente superiore allo standard del 15% raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nell’ambito osteomuscolare, analizzato con sei indicatori, delle 231 strutture che hanno raggiunto un livello “molto alto”, 126 sono state valutate per almeno cinque parametri. Anche in questo caso, la concentrazione maggiore si registra al Nord.

Una nota positiva arriva dall’innovazione tecnologica: aumenta l’approccio mininvasivo in chirurgia, che espone i pazienti a minori complicanze come le infezioni. Anche la robotica trova sempre più spazio, soprattutto in ambito urologico, dove si superano percentuali dell’80% con il superamento dell’approccio chirurgico tradizionale “open”.