Riace, rinvio a giudizio per Lucano e gli altri indagati

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Il sindaco sospeso di Riace, Mimmo Lucano, è stato rinviato a giudizio assieme agli altri 26 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Xenia” sulla gestione dei migranti a Riace. La decisione è stata letta dal Gup del Tribunale di Locri, Amelia Monteleone, dopo sette ore di camera di consiglio.

Lucano il 2 ottobre era dapprima stato posto agli arresti domiciliari, misura poi trasformata nel divieto di dimora a Riace e infine revocata dalla Cassazione è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, abuso d’ufficio, truffa ai danni dello Stato, peculato e concussione. Nessuno degli indagati era presente in aula alla lettura del dispositivo da parte del Gup, così come era accaduto anche nelle cinque giornate di udienza.

L’avvocato Andrea Daqua difensore di Lucano e della compagna straniera Tesfahun Lemlem, insieme al collega Antonio Mazzone, prima che il gup Monteleone si ritirasse in camera di consiglio, aveva chiesto per entrambi il non luogo a procedere. Il processo è stato fissato per l’11 giugno prossimo a Locri.

Si apre una fase nuova per la vicenda giudiziaria che ha imposto un brusco stop al modello di accoglienza messo in piedi da quasi vent’anni da Mimmo “il curdo”, come lo chiamavano in paese quando sulla spiaggia di Riace si era arenato un vascello carico di profughi molti dei quali curdi e lui, non ancora sindaco, si era dato da fare per accoglierli tutti.