Tra commozione e dolore Amatrice ricorda le vittime del terremoto del 2016

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Sono passati 5 anni da quel terribile 24 agosto 2016, quando alle 03:36 la terra si squarciò polverizzando letteralmente il borgo di Amatrice, in provincia di Rieti. Un sisma di magnitudo 6.0, con epicentro ad Accumuli, fece tramare per quasi 20 secondi tutta l’Italia centrale. Sotto le macerie di quel boato della terra morirono 299 persone. Il sisma fu avvertito anche a Roma. Nel ricordo straziante di quegli interminabili secondi, oggi il comune di Amatrice ha dichiarato il lutto cittadino per l’intera giornata, raccogliendosi intorno ai parenti delle vittime.

Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi ha preso parte alle commemorazioni cittadine e ha preso parte alla messa celebrata dal Vescovo di Rieti, Mons. Domenico Pompili: “il dolore” per le vittime è “ancora vivo, ma l’unico antidoto è l’amore. Non abbiamo bisogno di piccoli presepi, ma di borghi attivi a tutela di un territorio straordinario”.

Poi Pompili lancia una proposta: “che so condivisa da tanti e attesa da tanto, da fine ‘800. Il ponte più urgente da costruire – ha detto- si chiama ‘Italia centrale’, caratterizzata da una incomprensibile arretratezza delle sue strutture. Tra queste una divisione non più accettabile tra Tirreno e Adriatico con una via Salaria ancora in via di definizione. Dobbiamo dunque capire se la ‘Ferrovia dei Due Mari’ è un progetto da rilanciare o definitivamente da archiviare”

Oltre ad Amatrice, distrutti anche altri comuni attigui all’epicentro: Accumuli nel Lazio e Arquata del Tronto, e la sua frazione di Pescara del Tronto, nelle Marche. In totale furono 140 i comuni coinvolti, per un totale di 303 vittime (altre quattro persone sono decedute per cause riconducibili al sisma) e 388 feriti, per una lunghissima scia di scosse che terminarono solo il 18 gennaio dell’anno successivo.

Alla tragedia dei morti si unisce quella dei 41mila sfollati, tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. A cinque anni dal sisma solo in pochi hanno potuto fare ritorno a casa. Tra rinvii, rimpalli di responsabilità e lungaggini burocratiche, i lavori di ricostruzione sembrano essere partito solo negli ultimi 12 mesi e non dappertutto. Ancora 60 mila le persone rimaste senza casa.