Ponte Vecchio, è guerra con l’azienda del restauro: il Comune la estromette

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Il Ponte Vecchio (prima dei lavori)

“Sul Ponte di Bassano, noi ci daremo la mano”. La vecchia canzone, stavolta, proprio non ha funzionato: sul restauro del manufatto di cui parla la melodia, infatti, fra il Comune amministrato da Riccardo Poletto e l’azienda Nico Vardanega Costruzioni srl, incaricata dell’appalto, ormai si è andati molto oltre i ferri corti. E’ rottura totale: l’ente municipale ieri con una determina ha deciso l’estromissione dell’azienda, con una richiesta danni pari a 450mila euro (circa il 10 per cento del valore del cantiere).

L’azienda Vardanega ha già presentato ricorso. L’avvio della guerra totale era nell’aria da un po’: qualche giorno fa la società incaricata dell’appalto aveva annunciato, autonomamente, di volersi chiamar fuori accusando la Direzione Lavori comunale di mancata collaborazione. Nella determina comunale, al contrario, le accuse sono rivolte direttamente all’azienda. Il testo infatti (leggi qui) elenca uno ad uno i passaggi, con le date, in cui all’azienda sono state fatte contestazioni, a partire dal 17 maggio dell’anno scorso in cui erano state per la prima volta “accertate gravi inadempienze contrattuali da parte dell’appaltatore”, e in cui si era iniziato per la prima volta a ragionare sull’attivazione della procedura di risoluzione contrattuale.

La determinazione dell’amministrazione Poletto va però oltre, elencando in modo preciso quelle che secondo l’ente sono le violazioni contrattuali: “mancata organizzazione del cantiere e assenza di programmazione; mancata realizzazione delle opere provvisorie e per il recupero delle deformate; mancata acquisizione delle travi metalliche di fondazione ed anche dei loro prodromici disegni di officina; mancata acquisizione dei legnami per il restauro strutturale; installazione di puntelli a lato di due stilate per autonoma decisione al di fuori del progetto in assenza di una visione organizzativa volta ad evitare il blocco del recupero delle deformate e della realizzazione delle travi di fondazione; mancata produzione di relazioni strutturale e idraulica per i puntelli installati
fuori progetto; mancata partecipazione dell’impresa ausiliaria i cui requisiti sulla carta erano stati determinanti per vedersi assegnare l’appalto dal giudice amministrativo”.

In definitiva, secondo l’ente “nei 14 mesi trascorsi dalla consegna dei lavori rispetto un tempo contrattuale di 27 mesi, la condotta dell’appaltatore riguardo all’organizzazione dei mezzi per dare compiuta l’opera appaltata non ha prodotto nulla di concreto che possa anche solo lasciar presagire il suo compimento”. Anzi, per il Comune le giustificazioni e accuse di Vardanega sono inconsistenti: “Il testo delle prime controdeduzioni dell’appaltatore nega l’evidenza dei ritardi e tenta di capovolgere la realtà, assegnando alla stazione appaltante responsabilità inesistenti, che l’appaltatore intende quantificare in future riserve; esso contiene finanche gratuite, se non
ingiuriose, allusioni a volontà persecutorie che avrebbero mosso la Direzione Lavori alla contestazione degli addebiti”. Accuse pesantissime, supportate anche dal sindaco Poletto. Ora la battaglia proseguirà nelle aule giudiziarie: allo stesso tempo però l’amministrazione bassanese dovrà pensare a una soluzione per il Ponte Vecchio, i cui problemi di instabilità sempre più evidenti non possono restare sullo sfondo.