Spettacolando – Alice scalda Verona con le parole di Battiato

Alice che canta Battiato è un passaggio che attraversa la storia d’Italia. L’anfiteatro Romano poi, è il luogo più adatto per un concerto come questo:  caldo, accogliente, una bomboniera che ci protegge, e noi avvolti dai segni di un passato che ci rassicura.

Non è un tributo né un omaggio, è una prova di testimonianza, un viaggio che continua.  Proviamo ad ascoltare in religioso silenzio ma a tratti partono gli applausi, come quelli che ci sono ai funerali dei grandi, per sancirne la loro impronta sulla storia. Ma se hai funerali c’è sempre il dubbio sull’opportunità di non rispettare il silenzio, qui è un moto spontaneo e ci si alza in piedi come se stessero suonando l’inno d’Italia.

Battiato non è stato solo un gigante che ha esplorato la musica in ogni sua forma e declinazione; non è stato solo un paroliere, un magistrale cantautore. E’ stata la voce della nostra coscienza quando non trovavamo le parole.
Quando guardavamo con distrazione gli accadimenti che raccontavano i giornali, mentre ci giravamo dall’altra parte nella frenesia dei traguardi da raggiungere, lui ha scritto Povera Patria denudando i potenti governanti.

La cura è diventato un manuale del rispetto al quale tendere in un rapporto d’amore (e affetto).
L’animale raccontava l’anima di chi provava a fare i conti con se stesso e interrogava la ricerca della felicità di chi desidera (senza conoscere) l’amore nel profondo.
Gli uccelli ci hanno insegnato a guardare il cielo, ad amare la natura del mondo, a viaggiare con essa.
Segnali di vita ci prendeva per mano, quando ci sentivamo smarriti e perduti, indicandoci una via.
I treni di Tozeur ci raccontava un mondo delineato dai villaggi di frontiera, mentre ora guardiamo con amarezza a un pianeta globalizzato, dove le barriere spariscono o vengono ricostruite sotto i nostri occhi silenti. Con la stessa identica naturalezza.

Summer on a Solitary Beach, è del 1981. E quarantadue anni dopo abbiamo la stessa voglia di essere portati lontano, sulle onde. Quando la canta Alice, già alla prima nota scattiamo, ma non sappiamo se ballare, ridere, piangere o applaudire una canzone che non ha smesso per un secondo di essere un sorso di vita allo stato puro.  Forse la nostalgia di una spiaggia solitaria che d’estate non potremmo più trovare. Ma l’aria delle cose, quella sì, è sempre più irreale.
Alice è arrivata con discrezione e dignità, le stesse sensazioni che ha provato a trametterci cantando le parole di Battiato. Lei, che dell’immenso cantautore è stata compagna di musica e di spettacoli, sa di essere solo una  testimone. Noi sappiamo che nessuno meglio di lei avrebbe potuto esserlo.

Paolo Tedeschi