Giovani, Eurostat: In Italia uno su quattro è a rischio povertà

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Un giovane italiano su quattro tra i 15 e i 29 anni è a rischio povertà. Il dato emerge dalle ultime statistiche europee, elaborate da Eurostat e aggiornate all’anno 2021. La situazione è profondamente diversa tra i vari paesi dell’Unione Europea, ma complessivamente è un 6% di giovani a trovarsi in situazioni critiche e dunque nella condizione di non poter pagare le bollette, non poter mangiare proteine almeno una volta alla settimana o non avere un mezzo proprio con cui potersi spostare. Nel nostro Paese questi soggetti sono il 25% di tutta la popolazione, percentuale che pone l’Italia al quint’ultimo posto di questa classifica degli Stati in cui la vita dei giovani è più dura.

Stando a quanto riporta l’istituto di statistica europeo relativamente alla deprivazione materiale, tra i paesi dell’Unione europea la percentuale più elevata di giovani gravemente e socialmente svantaggiati nel 2021 è stata registrata anche in Romania (23,1%), seguita da Bulgaria (18,7%) e Grecia (14,2%). D’altra parte, la percentuale era inferiore al 3% in 11 dei 26 membri dell’Ue con i dati disponibili: Lussemburgo, Polonia, Svezia, Cipro, Ceco Slovachia, Paesi Bassi, Croazia, Slovenia, Finlandia, Austria ed Estonia. Per “deprivazione” Eurostat intende il non avere la capacità di far fronte a spese impreviste o di permettersi di pagare una settimana di ferie fuori casa. Ma anche la non capacità di far fronte agli arretrati (su mutuo o affitto e bollette), di permettersi un pasto a base di carne, pollo, pesce o vegetariano, di mantenere la casa in modo adeguato, o di avere a disposizione un’auto per uso personale.

Sotto il fronte lavorativo, d’altro canto, si registrano cambiamenti nelle logiche e nelle modalità di svolgimento delle attività professionali. Lo stipendio non è più sufficiente a soddisfare il lavoratore, così come non lo sono più i tradizionali benefit materiali (come ad esempio l’auto aziendale, lo smartphone o i buoni pasto). Priorità del nuovo mondo del lavoro sono diventate la flessibilità oraria, l’attenzione al benessere psico-fisico e lo smart working. L’evidenza emerge da un’indagine Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato, secondo cui il 47% dei lavoratori italiani preferisce la flessibilità oraria e lo smart working per avere così la possibilità di poter bilanciare nel modo migliore possibile vita professionale e vita privata. Il 42% dei candidati, invece, preferisce un ambiente di lavoro sereno e la possibilità di crescita professionale. Tutti elementi che contribuiscono a ridurre i livelli di stress.