Il Monte Gramolon sulle Piccole Dolomiti

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Il Gramolon, come suggerisce il nome, è un monte che si sgretola a causa della sua roccia friabile; a chi frequenta le Piccole Dolomiti verrà sicuramente in mente l’esperienza di arrampicare e trovarsi la roccia che si sfalda sotto le scarpe o le mani, oppure il Vajo di Cicidi che interrompe la fascia di mughi con i suoi ghiaioni dalle tonalità giallo-ocra, scaricando ogni anno una grande quantità di detriti.

Il “vero” Gramolon si apprezza dal versante recoarese e in particolare dall’Altopiano delle Montagnole: questo lato della montagna si presenta piuttosto ripido e roccioso, solcato da larghi canaloni separati da creste e pinnacoli di roccia. Qui si trovano il Canale Nord Est, il Vajo del Veneziano salito per la prima volta da Francesco “Keko” Meneghello e il già citato Vajo di Cicidi ai piedi della Bella Lasta e della Rocca di Giano.

A occidente invece la roccia lascia spazio al verde dei mughi e dei pascoli d’alta quota, nei quali spesso si trovano branchi di camosci intenti a brucare. Poco più a nord il Passo Ristele divide l’avancorpo del Gramolon dai pendii del Monte Zevola e da qui sale un sentiero che in mezz’ora conduce alla cima, sulla quale è posta una croce in ferro.

Il percorso più interessante però per raggiungere la vetta è attraverso le vie ferrate Viali e Ferrari; l’itinerario si sviluppa nell’alta Valle del Chiampo e ha come punto di partenza il Rifugio Bertagnoli  in località La Piatta, all’interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia.

Seguendo le indicazioni per il Passo della Scagina si risale il sentiero appena dietro il rifugio, il quale in una decina di minuti conduce all’attacco della ferrata Viali. La via si sviluppa tra canali friabili e brevi salti di roccia e complessivamente risulta di media difficoltà; è stata riattrezzata in tempi recenti e rispetto al tracciato originale evita i punti più esposti alle scariche di sassi ed è leggermente più impegnativa.

Si risale inizialmente alla sinistra di un canale per portarsi alla base di un salto di roccia breve ma strapiombante, dotato di alcune staffe metalliche; seguendo l’andamento del canale si piega poi leggermente a sinistra, traversando su una cengia e superando una breve scala verticale.

Da qui in poi le difficoltà diminuiscono e si risale costantemente entro pareti di roccia con vista sul Monte Laghetto, nel versante opposto della valle.

Dopo un ultimo tratto su roccia si costeggia una parete sospesa su un vajo per raggiungere un bel pulpito erboso e panoramico sul quale è posta una panchina dove si può rifiatare, magari ponendo la propria firma sul libro di via.

Per concludere questa prima ferrata non resta che risalire l’ultima scala di discreta altezza e il pendio finale, giungendo al sentiero di arroccamento soprastante.

Si continua sulla traccia in cresta per trovare appena dopo un bivio: a sinistra si prosegue per la breve ferrata Ferrari, mentre a destra si può risalire il sentiero diretto alla cima del Gramolon.

La prima supera alcune placche di roccia povera di appigli: la difficoltà è leggermente superiore alla prima ferrata percorsa ma la brevità del tratto non dovrebbe causare grossi problemi. Quest’ultima termina fuori da un gruppo di mughi congiungendosi con il sentiero lasciato precedentemente.

L’ultimo tratto su pendio erboso permette di giungere in vetta, dalla quale l’occhio spazia sull’intera catena delle Tre Croci, il gruppo del Carega e il Massiccio del Pasubio.

Il ritorno si può effettuare scendendo per il Passo della Scagina all’imbocco della Val Fraselle, oppure per il sentiero dedicato a Bepi Bertagnoli, il quale ricorda l’alpinista che in quel luogo trovò la morte a causa di una valanga.