Le Priare di Montecchio Maggiore

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foto Pro Loco Alte-Montecchio

Nei pressi dei celebri castelli di Giulietta e Romeo si celano delle cave dalla storia ultramillenaria: le Priare.

Più precisamente il vasto complesso ipogeo si estende per 1475 metri sotto il colle del Castello della Bellaguardia o meglio noto di Giulietta e l’ingresso principale si trova proprio lungo la strada di accesso al maniero fortificato.

Le Priare furono sfruttate fin dal II-IV secolo dai Romani come cave di pietra tenera o pietra di Vicenza; le roccaforti di Montecchio Maggiore furono realizzate con i blocchi estratti dalle Priare, così come il Ponte Posterla di Vicenza.

Priare è il termine dialettale che si usa appunto per indicare le cave da cui si ricavava la pria.

L’estrazione della pietra ebbe luogo fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale; gli scalpellini ricavavano i blocchi desiderati incidendo la parete rocciosa su tre lati: superiore e i due laterali, mentre per il lato sottostante, dopo aver praticato dei fori idonei, venivano inseriti dei cunei in legno che bagnati successivamente si rigonfiavano e crepavano la roccia. Non era di certo un lavoro facile, costantemente al buio illuminato solamente dalle torce e nella perenne umidità. In qualche punto, sul soffitto delle Priare, si può ancora notare la scia nera di fuliggine lasciata dagli scalpellini, mentre su qualche parete si trovano date risalenti al 1918 dove qualcuno ha impresso delle scritte.

Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale le Priare vennero sfruttate dagli abitanti di Montecchio come rifugio.

L’ultimo utilizzo che se ne fece di questo ampio complesso sotterraneo fu quello di fungaia, tra il 1972 e il 1985, dopodiché le cave furono abbandonate e lasciate al degrado.

Fortunatamente, grazie alle esplorazioni del Club Speleologico Proteo iniziate nel 2000, fu reso possibile il recupero delle Priare con un’adeguata valorizzazione e quindi l’apertura alle visite turistiche.

Gli speleologi hanno elaborato il rilievo topografico del sistema delle Priare artificiali a cui si collegano ben 25 camini epicarsici naturali, di cui uno comunicante con l’esterno.

L’interno delle Priare è un luogo quasi surreale, grandi sale sorrette da tozze colonne sono collegate da gallerie più strette. Si osservano fenomeni concrezionali come stalattiti e stalagmiti, alimentate dall’acqua che percola tra le fessure della roccia. Alle particolarità naturali si mescolano quelle storiche del lavoro degli scalpellini, da osservare attentamente mentre ci si inoltra nel sottosuolo.

Tra la roccia carbonatica si interseca la breccia vulcanica più scura, lungo la faglia che si collega al vicino Monte Nero. All’interno si trovano anche diversi sismografi che registrano gli impercettibili movimenti della roccia.

Un piccolo arco a volta conduce in una galleria che scende a una seconda sala detta Vano della morte: il nome probabilmente deriva dalla leggenda che si collega al Castello della Bellaguardia, secondo la quale nella corte del castello era presente un pozzo dove venivano gettati i condannati a morte che sarebbero quindi precipitati all’interno di questa sala delle Priare, nella quale è presente un camino naturale. Durante le esplorazioni vennero trovate delle ossa alla base del camino, ma il rilievo topografico smentì la leggenda perché questa zona si trova al di fuori delle mura del castello.

Nonostante ciò questo punto è uno dei più affascinanti della visita anche per il fatto che nei periodi più umidi vi si trova un piccolo laghetto.

Se si è nella zona vale la pena visitare questo ambiente che racchiude una storia straordinaria, profondamente legata a quella dei vicini castelli della Bellaguardia e della Villa.

Le visite alle Priare sono possibili le domeniche e i festivi dalle 15.00 alle 18.30 e sono a cura della Pro Loco Alte-Montecchio.

Per maggiori informazioni: https://www.prolocoaltemontecchio.it/cosa-vedere/le-priare/

https://sites.google.com/site/clubspeleologicoproteo/lepriaredimontecchiomaggiore/versioneitaliana