Valli del Calto e del Gazzo

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Nel cuore dei Colli Berici si trovano le due valli silenziose del Calto e del Gazzo, le quali sboccano congiuntamente nei pressi di Pederiva di Grancona, all’inizio della Val Liona.  Le due vallette sono separate da una fascia di monti sui quali è posto il paese di Zovencedo che riserva luoghi particolari di grande interesse ma ancor poco conosciuti.

Da Pederiva di Grancona, nella cui piana sono presenti diversi mulini ad acqua, si segue la strada asfaltata che percorre la Valle del Calto, piccolo intaglio tra le verdi colline del Monte Faeo e del Monte Spiadi. Si lascia la strada principale per addentrarsi nel borgo di Calto, uno sparuto gruppo di case circondato da campi coltivati. Nel suo insieme la vista del borgo attorniato dal verde è un po’ l’essenza degli scorci che si possono ammirare nei Colli Berici, che ne fa sicuramente uno dei più suggestivi e caratteristici.

Poco più avanti si abbandona la strada che sale a Zovencedo per risalire un sentiero sulla costa del Monte Spiadi. Il luogo era già frequentato in tempi antichissimi, come testimonia il Cuoleto de Nadale, il Covolo dell’Uomo di Neanderthal dove è stato rinvenuto un dentino da latte di un bambino di quell’epoca.

Attraversando zone aride dove abbondano lo scotano, il carpino nero, la roverella e affioramenti calcarei si raggiunge la casa rupestre Sengia dei Meoni: senza dubbio il luogo più affascinante e particolare dell’itinerario, si tratta di una vecchia abitazione scavata nella roccia, recuperata da una ex cava. L’ultima famiglia che diede il nome alla casa visse qui fino al 1959, quando la stessa abbandonò il luogo a causa della distruzione della dimora da parte di un fulmine. Nel 2013 la casa rupestre venne ricostruita fedelmente a quella del passato, arredandola all’interno con gli oggetti di un tempo ed ora è anche visitabile.

Lì vicino si trova inoltre la Cava Cice, sede del Museo della Pietra di Vicenza, che conserva le testimonianze dell’antico lavoro degli scalpellini i quali estraevano la pietra calcarea manualmente.

La struttura della cava, come negli altri siti dei Colli Berici, era costituita da camere sotterranee sorrette da colonne; veniva prima scavata una camera principale dalla quale poi si dipartivano perpendicolarmente delle sale secondarie. Spesso si trova il toponimo di origine dialettale priare, che sta appunto ad indicare le cave da cui si estraeva la pria.

Tornati sul sentiero in breve si giunge al centro di Zovencedo del quale si può apprezzare un colorato murales, contrapposto al ben più datato castello, le cui rovine si rinvengono nel colle vicino. Si prosegue per il sentiero dove transita l’Alta Via dei Berici (indicazioni) seguendola fino a congiungersi con la Strada Provinciale Dorsale dei Berici. Qui, poco più avanti, si piega a sinistra per strada sterrata che costeggia numerose priare  tra cui la Cava Arcari nella quale si trovano sale allagate dall’acqua, sfruttata anche per concerti in una location unica.

Le cave sono situate sulla testata della Valle del Gazzo che da quassù si scorge con il suo andamento quasi rettilineo e una strada bianca che ci corre nel mezzo. Per scendere nella valle si segue la strada utilizzata un tempo per il trasporto della pietra, in alcuni punti parecchio ripida. Altri ingressi di priare si incontrano a lato strada, mentre velocemente si raggiunge il fondovalle. Inizialmente la strada è sterrata e attraversa campi e boschi. Successivamente si passa al fondo di asfalto; a circa metà valle si nota l’elegante capitello di S. Barbara.

L’escursione termina percorrendo completamente la Valle del Gazzo e ritornando nei pressi di Pederiva.

Il periodo autunnale è uno dei momenti migliori dell’anno per godere di questo percorso, tra i più belli dei Colli Berici.