Infiltrazioni camorristiche, le fiamme gialle negano la “white list” a una società vicentina

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La società era “permeabile” alle infiltrazioni camorristiche. Queste le risultanze delle indagini della guardia di finanza che ha portato ad escludere una società di capitali di Vicenza, se di occupa di autotrasporti per conto terzi, dalla cosiddetta “white list“, ossia l’elenco delle aziende “pulite” e che quindi possono lavorare con la pubblica amministrazione.

L’azienda esclusa è la Natana.Doc, società per azioni con sede in via della Meccanica a Vicenza, riconducibile a Giovanni Attanasio (amministratore di fatto della società, ma ufficialmente semplice “procuratore”), alla moglie Rosaria Riccardi, alle figlie Alessia Lucrezia Attanasio (amministratore di diritto) e Ivana Attanasio, nonché al procuratore Sergio Mignoli, tutti personaggi che, pur senza essere esplicitamente affiliati al clan camorristico Pecoraro-Renna, attivo nella Piana del Sele (provincia di Salerno) ne hanno favorito le attività, anche offrendo coperture e lavoro a ben 25 persone denunciate per le attività criminali della cosca.

Nel concreto, i militari del comando provinciale della guardia di finanza di Vicenza hanno approfondito la posizione della società, che opera nel settore dell’autotrasporto per conto terzi e che aveva presentato alla Prefettura berica l’istanza per il rinnovo dell’iscrizione nell’elenco che raggruppa fornitori,  prestatori di servizi ed  esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa (detta “White List”). I finanzieri hanno quindi rilevato e comunicato all’Ufficio Territoriale del Governo i concreti elementi considerati determinanti per motivare il “no” al mantenimento della Natana.Doc nella White List, in quanto l’azienda e le persone che al suo interno hanno cariche e posizioni di rilievo risulta inequivocabilmente coinvolta in un contesto criminale.

La “White List” è un elenco, tenuto dalla Prefettura, di imprese che – dopo specifiche verifiche effettuate, su richiesta, dai soggetti preposti – risultano negative al fenomeno dell’infiltrazione mafiosa e, di conseguenza, in maniera diretta o indiretta (tramite sub-appalto) sono qualificate per stipulare rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione. La partecipazione a gare d’appalto da parte delle imprese che operano nei settori a rischio di infiltrazioni mafiose è infatti subordinata all’obbligo di iscrizione a tale elenco, che ha durata annuale ed è soggetta a rinnovo su istanza di parte.

Le fiamme gialle del nucleo di polizia economico-finanziaria di Vicenza, sono giunte a chiederne la cancellazione in base ai risultati di una articolata indagine penale svolta dai finanzieri di Salerno, che hanno rilevato elementi ritenuti sintomo di un pericolo di condizionamento – da parte della criminalità organizzata – sull’impresa di trasporti vicentina.

Le persone ai suoi vertici, infatti, sono risultate avere fatto parte di un’associazione per delinquere responsabile di reati tributari, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e false attestazioni all’autorità giudiziaria. Gli stessi sono risultati legati da vincoli associativi con esponenti del clan camorristico Pecoraro-Renna, attivo con un ingente giro di denaro sporco nel salernitano, al quale hanno fornito e dal quale hanno ricevuto appoggio e supporto produttivi per l’accrescimento del potere criminale e per un notevole e repentino sviluppo economico della stessa società con sede a Vicenza.

I risultati delle indagini sono stati quindi comunicati alla Prefettura di Vicenza ed esaminati in sede di Gruppo Interforze Antimafia e hanno portato all’adozione del provvedimento di diniego. I finanzieri, insomma, hanno maturato la convinzione che l’impresa sia “permeabile” alla criminalità organizzata campana, in base alla “sussistenza di elementi sintomatici di tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della stessa”, come recita una nota del comando provinciale della guardia di finanza.