Processo BPVi, salta il presidente: azionisti scrivono a Mattarella e Bonafede

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Un'immagine dei risparmiatori in protesta di fronte al tribunale berico

Cambia il presidente del collegio giudicante del processo sul crack della Banca Popolare di Vicenza. Il presidente del tribunale berico, Alberto Rizzo, ha accolto infatti ieri l’istanza di astensione che vede imputati Gianni Zonin e gli altri ex vertici della banca.

Alla base delle decisione, che ha portato il presidente Lorenzo Miazzi ad astenersi dal processo, il fatto che sua sorella, avvocato, ha nel proprio studio associato un collega che sta difendendo uno degli imputati per un reato collegato, in una causa dove è parte la stessa Banca Popolare di Vicenza. Il presidente Rizzo ha quindi con lo stesso provvedimento nominato a subentrare la dottoressa Camilla Amedoro, che affiancherà i giudici De Stefano (nominata presidente) e Garbo.

Un fatto che preoccupa le associazioni dei risparmiatori azzerati: “Influirà certamente in maniera negativa sui tempi e i risultati” ha affermato Luigi Ugone di “Noi che credevamo nella BpVi“. Per questo hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

“Questo fatto – è scritto nella missiva al Capo dello Stato – rischia, da solo, di portare gravi ritardi, non è da escludere il rischio della prescrizione. Le chiediamo, visto il Suo ruolo istituzionale di vertice all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura e la sua prerogativa di garante della Costituzione, di vigilare e supervisionare le prossime nomine e l’andamento del processo affinché si possa escludere che la prescrizione arrivi a minare l’esito del processo e con esso la fiducia delle migliaia di cittadini e famiglie nelle istituzioni italiane”.

Nella lettera al ministro, invece, se ne chiede l’intervento “anche con azioni di supervisione a ulteriore garanzia di ciò che sta accadendo e potrà accadere in tribunale a Vicenza”. La lettera sottolinea come l’incompatibilità sia emersa “a scoppio ritardato” e che “potrebbe avere effetti devastanti su tempi ed esiti del processo” dato che “qualunque altro intoppo ulteriore potrebbe aprire per questo processo il baratro della prescrizione”.