Spettacolando – Mannoia fa ballare il Teatro Romano di Verona

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L’anfiteatro Romano è al completo per omaggiare al meglio Fiorella Mannoia, regina del Festival della Bellezza in una calda serata di settembre. La cantautrice è reduce da un’esperienza televisiva di grande successo che non ha certo spostato i suoi equilibri, ma solo arricchito il suo bagaglio con nuovi incontri e grandi duetti. Così, dopo aver acquisito Sally di Vasco Rossi, Mannoia ha sentito il desiderio e il bisogno di portare in scena pezzi di artisti che hanno fatto la storia della musica italiana.

Forse è il quotidiano sguardo sul mondo che ci ricorda che la storia non ci ha insegnato abbastanza, e che la predisposizione a dimenticare è la naturale conseguenza della frenesia e della follia dell’uomo. Per questo è nostro dovere tenere in vita con ostinazione chi una direzione l’ha tracciata: non parliamo solo di musica quando cantiamo certi artisti.

Pricesa di De Andrè raccontava la transessualità quando il mondo pensava che queste storie riguardassero solo il vizio e la prostituzione, non le anime. Dalla e Battisti con Cara e Io Vivrò senza te, cantavano la vita e l’amore (gioioso e sofferente), usando parole che solo adesso iniziamo a riconoscere come eterne. Renato Zero ancora oggi ci si sforza di interpretarlo o ancor peggio, etichettarlo: ma non ha senso, lui è come la Basilicata, o ci credi o non ci credi, e comunque sia Cercami è un capolavoro.

Ivano Fossati e Mannoia sono un tutt’uno con noi, da sempre: ci sogniamo i sognatori che aspettano la primavera,  viaggiatori viaggianti che temevano che l’amore che avevano non sapesse più il loro nome: come i Treni a Vapore, il dolore passerà. Poi Battiato, con Povera Patria, che già dodici anni fa sembrava un testamento e un monito allo stesso tempo, ma ogni anno che passa sembra sempre più attuale e più necessaria da cantare.

Non possiamo permetterci di lasciar svanire nel nulla la loro storia, fatta di pensiero civico radicato: che sia benedetta, la vita, dobbiamo solo imparare a tenercela stretta. Per quanto sembri incoerente la vita ci aspetta. Mannoia non rompe le tradizioni: accompagna il pubblico che canta a squarciagola le parole di Quello che le donne non dicono e chiude con Il Cielo d’Irlanda scendendo tra i gradoni del Teatro, ballando come una ragazzina e scatenando una feste di anime e cuori.

Grazie di esistere Fiorella, e grazie di rimanere fedele a te stessa. Grazie di ricordarci che per combattere per i nostri diritti è tempo di scendere di nuovo in piazza: parlare sui social, lo vediamo, non sta portando i risultati sperati.

 

Paolo Tedeschi