Umorismo non gradito sui cartelli del Cai. Due mesi fa il crollo de “L’Omo” sul Carega

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Se le “battute” espresse con post sui social magari avevano pure strappato qualche sorriso, altrettanto non si può dire, come denuncia via social il Cai Valdagno, quando si vanno a deturpare invece i cartelli di segnaletica apposti sui sentieri montani. Le cosiddetta “tabelle” che sono opera di volontari amici veri della montagna e preziosi per fornire il necessario orientamento agli escursionisti in visita tra vette e valli delle Piccole Dolomiti.

E’ questo fine settimana, infatti, la “scoperta” fatta da uno dei soci del Club Alpino Italiano sulle indicazioni lungo il percorso che porta alle guglie “L’Omo e la Dona” (il sentiero 113) celebre meta di appassionati della montagna privata, però, ai primi di giugno, di una delle due rocce che ne avevano suggestionato il nome. Un crollo a causa del maltempo che, di fatto, ha lasciato in piedi solo la più ‘snella” delle due formazioni rocciose originarie. La “Dona”, appunto, così come da decenni è conosciuta.

La notizia del crollo improvviso – tra l’altro data in anteprima proprio dalla redazione di Eco Vicentino grazie alla segnalazione di un nostro lettore all’alba del 6 giugno scorso -, suscitò poco meno di due mesi fa sul web e sui social commenti di ogni genere, e di contrapposto spirito. Tra chi si doleva per l’addio a una simbolo del Gruppo del Carega e in generale delle Piccole Dolomiti, chi sottolineava la fragilità della montagna e, immancabili, tanti a metterla sullo scherzo con battute e ilarità diffusa che richiamavano alla convivenza familiare tra le coppie “umane” assai meno “di roccia” rispetto a “L’Omo e la Donna”.

Crolla “l’Omo” delle Piccole Dolomiti. La “Dona” rimane sola a svettare sul Monte Plische

Tra le tante, quella che additava come nuova “vedova” l’unico spuntone di sasso rimasto in piedi, fino a quei giorni inseparabile con l’altro a svettare in cima al Monte Plische. Ed ecco apparire, due mesi dopo, la stessa dicitura a fianco della denominazione originaria su uno dei cartelli apposti lungo il sentiero, dopo aver barrato appunto quella storica e comunque (ad oggi almeno) corretta. Qualcuno per ora sconosciuto, insomma, spinto dall’irrefrenabile voglia di fare umorismo al di fuori della giungla di internet, si è preso la libertà di scrivere sul cartello, suscitando stavolta più malumori che sorrisi. Uno scherzo nelle intenzioni che si traduce in un atto di vandalismo nel concreto.

Tra questi Guido Cariolato, che giusto ieri si è espresso in modo esplicito sulla questione, come portavoce del Cai di Valdagno. “Va bene la satira e la burla. Ma c’è anche il rispetto per il lavoro, per l’impegno dei volontari che fanno manutenzione dei sentieri e per i soldi che le sezioni Cai impiegano per mantenere tutto in ordine. Alla persona – continua il presidente della sezione vicentina – che chiamare persona è essere fin troppo gentili, che partita dal fondo valle per salire fino alle tabelle per eseguire il lavoro certosino chiedo: se ha mai “cavato un bolin” per la tessera Cai, se ha presente il lavoro per collocare le tabelle, se immagina quale valore hanno i cartelli segnaletici posti per la sicurezza e l’orientamento di chi frequenta la montagna. Se risponde ad almeno una di queste domande allora chiedo ancora ‘perché l’hai fatto?’ Se non risponde a nessuna delle allora si capisce”.