Traffico illecito di rifiuti in Campania e Nord Italia: un indagato anche nel Basso Vicentino

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Nove arresti in tre regioni, sequestri per oltre un milione di euro, 25 perquisizioni, due persone sottoposte all’obbligo di dimora e tre aziende indagate. Sono questi i risultati di una maxi operazione di contrasto al traffico illegale di rifiuti messa a segna dai carabinieri del Noe di Treviso – guidato dal tenente colonnello Massimo Soggiu – e che si è conclusa ieri con una raffica di arresti.

L’indagine, vasta e articolata, andava avanti da quasi un anno, sotto la direzione della procura distrettuale antimafia di Venezia. Ieri mattina, sono scattati gli arresti emessi dal Gip di Venezia  per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Si tratta di una delle più importanti operazioni di Polizia Giudiziaria contro il traffico dei rifiuti ed a tutela dell’ambiente mai eseguite in Veneto.

Uno dei due soggetti sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora è un artigiano  di Barbarano Mossano, D.C. di 45 anni: avrebbe  supportato da un punto di vista logistico l’attività criminosa favorendo gli accessi al capannone in provincia di Verona dove i rifiuti venivano stoccati illegalmente.

Tutto è iniziato nel febbraio del 2019 con un monitoraggio nazionale del comando carabinieri per la tutela ambientale nell’ambito di un’azione mirata di contrasto, anche in Veneto, del fenomeno degli incendi, sia di alcuni impianti ufficialmente autorizzati alla gestione dei rifiuti, sia di diversi capannoni industriali dismessi.

Da una segnalazione dei carabinieri della compagnia di Legnago (Verona), che informavano il Noe di Treviso di alcuni movimenti sospetti di mezzi pesanti nei pressi di un capannone sito nella provincia veronese in disuso da anni, l’attività si è inizialmente sviluppata sotto la direzione della procura della Repubblica scaligera per poi migrare, per la competenza dell’ipotesi di reato che si andava delineando, alla procura distrettuale di Venezia.

Attraverso l’incrocio di numerosi servizi svolti sul territorio, l’ausilio di tecnologie ed un’approfondita analisi documentale, i militari del Noe trevigiano hanno quindi acquisito elementi che proverebbero le responsabilità di alcuni operatori del settore del trattamento e trasporto di rifiuti che, dopo aver attribuito falsi codici dell’Elenco Europeo Rifiuti (E.E.R.) nei formulari, avrebbero gestito illecitamente, con compiti e ruoli diversi, lo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti speciali – rifiuti indifferenziati urbani, plastica e tessili – provenienti dalla Campania, dalla Toscana e da altre Regioni del Nord Italia – non trattandoli o recuperandoli come previsto dalle normative, provvedendo invece a trasportarli, stoccarli e quindi abbandonarli in capannoni dismessi del Veneto e dell’Emilia-Romagna.

Nel dettaglio, i carabinieri del nucleo ambientale avrebbero raccolto le prove di  ben 25 trasporti illeciti, nei quali i rifiuti risultavano sempre accettati formalmente dalla ditta che appariva come destinataria ma in realtà – nonostante le difformi attestazioni rilasciate – finivano in toto scaricati in capannoni in disuso, tempestivamente sequestrati nel corso dell’indagine.

Tutte le fasi delle operazioni sono risultate fuorilegge: dal trasporto dei rifiuti su rimorchi non autorizzati all’abbandono degli stessi in siti dismessi e privi di ogni autorizzazione, dall’uso spregiudicato di formulari manipolati e di copertura per le tratte stradali percorse. Moduli che indicavano come siti di smaltimento le sedi di società fallite o sottoposte a sequestro. Un insieme organizzato di azioni delittuose che ha messo i militari di fronte a quelle che pare a tutti gli effetti un vero e proprio gruppo criminale, che così facendo ha potuto stare sul mercato con prezzi assolutamente fuori dagli standard e ovviamente altamente vantaggiosi per i proprietari dei rifiuti.

Complessivamente sarebbero state almeno 2.700 le tonnellate di rifiuti (per lo più speciali) al centro dello smaltimento illecito. I rifiuti orma non sono più nella condizione di essere frazionati e suddivisi per tipologia di materiale e non hanno quindi più un valore economico: sono pertanto destinati a finire esclusivamente in qualche impianto di smaltimento, come una discarica autorizzata o un termovalorizzatore.

Con riguardo alle ditte che appaiono maggiormente coinvolte, è stato possibile calcolare  un profitto illecito di oltre 700 mila euro, desunto dallo smaltimento dei rifiuti del tutto irregolare ed effettuato anche con mezzi non autorizzati.

Nelle prime ore di ieri, come detto, c’è stato il blitz conclusivo, che ha visto all’opera, oltre ai carabinieri del Noe di Treviso –  supportati da un elicottero dei carabinieri di Bolzano – anche i colleghi dei Noe coordinati dai Gruppi Tutela Ambientale di Milano e Napoli, oltre che personale dei comandi Provinciali dell’Arma di Verona, Padova, Vicenza, Mantova, Milano, Monza/Brianza, Napoli, Salerno e Caserta. Oltre agli arresti ed ai sequestri sono state compiute 25 perquisizioni, di cui 6 a carico di altre ditte al momento non indagate, con sequestro di copiosa documentazione cartacea e digitale, che è ora al vaglio dagli inquirenti. Le nove persone arrestate sono state poste ai domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico; due persone, fra cui il vicentino, sono sottoposte all’obbligo di dimora. Quanto al sequestro preventivo, ha riguardato: impianti, uffici, sedi legali ed operative di tre ditte delle quali due di trattamento e una di trasporto rifiuti; 10 motrici o rimorchi variamente utilizzati per il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti, per un valore complessivo di circa 500 mila euro; la somma di oltre 700 mila euro a carico complessivo delle tre aziende indagate, quale profitto del reato di traffico illecito di rifiuti.