G20: A Bali, nulla di fatto per i ministri degli Esteri sul conflitto ucraino

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A Bali, nulla di fatto per i ministri degli Esteri dei Paesi del G20 che, non sono riusciti a trovare un punto di incontro sulla guerra in Ucraina e sul suo impatto globale. Dunque niente dichiarazione congiunta finale. La riunione è stata segnata da due eventi inaspettati ovvero l’uccisione dell’ex premier giapponese Shinzo Abe e dalle dimissioni del premier britannico Boris Johnson. Il summit, ha mostrato l’accentuarsi delle divisioni tra est e ovest, con lo schieramento Cina-Russia da un lato e Stati Uniti-Europa dall’altro.

Altro elemento chiave del G20 di Bali è stata l’uscita di scena anzitempo del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Il ministro ha lasciato il consesso in mattinata, durante il discorso della sua omologa tedesca, Annalena Baerbock, che criticava l’invasione di Mosca contro l’Ucraina. Quindi non si è presentato alla sessione pomeridiana e ha abbandonato il summit. Ai giornalisti ha detto che ha sentito rivolgere ai russi appellativi offensivi come “occupanti, aggressori, invasori” e ha accusato i colleghi occidentali di scarsa volontà ad affrontare argomenti come il multilateralismo o la sicurezza alimentare.

A stretto giro è arrivata la replica di Marija Zacharova, direttore del dipartimento informazione e stampa del Ministero degli esteri della Russia al vertice secondo la quale “il piano dei Paesi del G7 di boicottare la Russia è fallito”. “Nessuno ha appoggiato i Paesi occidentali”, ha aggiunto Zakharova su Telegram smentendo, fra l’altro, che il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, abbia disertato le riunioni e respingendo l’accusa della ministra tedesca Baerbock che Mosca non abbia “alcuna volontà di dialogare”.

Nonostante il governo indonesiano abbia aperto i lavori del G20 all’insegna della neutralità, in quanto Paese ospitante, non sembra esserci stato molto dialogo tra i grandi protagonisti dello scacchiere mondiale. La ministra degli Esteri indonesiana, Retno Marsudi rivolgendosi ai colleghi, tra cui i capi della diplomazia russa e americana Lavrov ed Antony Blinken, ha evidenziato le gravi conseguenze del conflitto a livello mondiale, anche sul fronte alimentare ed energetico. “È nostra responsabilità porre fine alla guerra prima o poi e risolvere le nostre divergenze al tavolo dei negoziati, non sul campo di battaglia”, ha affermato la Marsudi.

Il Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America Antony Blinken è tornato sulla crisi alimentare: “Mi rivolgo ai nostri colleghi russi: l’Ucraina non è il vostro paese. Il grano ucraino non è il vostro grano. Perché state bloccando i porti?”.

Sullo stesso tema è intervenuto anche l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, che ha ricordato come la crisi conseguente ala pandemi di Covid avesse già raddoppiato il numero delle persone senza un sufficiente accesso al cibo, “Ora, con questa ingiustificata e non provocata aggressione da parte della Russia, 1,2 miliardi di persone sono gravemente esposte alla combinazione di aumento dei prezzi dei generi alimentari, aumento dei prezzi dell’energia e inasprimento delle condizioni finanziarie”. Quindi Borrell ha accusato senza mezzi termini Mosca “di usare il cibo come arma di guerra, non solo contro l’Ucraina, ma contro i paesi più vulnerabili del mondo”.