Open Arms: il Senato autorizza il processo all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Caso Open Arms: Palazzo Madama si è espresso. Dal Senato è arrivata l’autorizzazione al processo nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. E’ stata respinta con 141 voti favorevoli, 149 contrari e un astenuto la relazione del presidente della Giunta per le Autorizzazioni, Maurizio Gasparri, che dava lo stop ai magistrati.

Il commento a caldo di Salvini. Il leader della Lega ha detto: “Contro di me festeggiano i Palamara, i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità. Sono orgoglioso di aver difeso l’Italia: lo rifarei e lo rifarò, anche perché solo in questo luglio gli sbarchi sono sei volte quelli dello stesso periodo di un anno fa, con la Lega al governo. Vado avanti, a testa alta e con la coscienza pulita, guarderò tranquillo i miei figli negli occhi perché ho fatto il mio dovere con determinazione e buonsenso”.

L’ex capo del Viminale poi cita Einaudi. Salvini ha aggiunto: “Mi tengo stretto l’articolo 52 della Costituzione (‘la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino’) e ricordo le parole dell’ex Presidente della Repubblica Luigi Einaudi che un giorno disse ‘quando la politica entra nella giustizia, la giustizia esce dalla finestra’. Non ho paura, non mi farò intimidire e non mi faranno tacere: ricordo che per tutti i parlamentari, presto o tardi, arriverà il giudizio degli elettori”.

La vicenda. Il caso Open Arms risale a quando Salvini era ministro dell’Interno nel primo governo Conte, quello gialloverde Lega-M5s. Tra l’1 e il 20 agosto dell’anno scorso, la nave spagnola rimase per 19 giorni in attesa di un porto in cui sbarcare. Porto che l’Italia e Malta avevano negato. Quando poi la nave si avvicinò a Lampedusa entrando in acque italiane fu il pm di Agrigento Luigi Patronaggio a salire a bordo con due medici e a constatare una situazione sanitaria insostenibile. La nave fu sequestrata e i 160 migranti a bordo fatti sbarcare. Da lì la volontà del pm di indagare eventuali omissioni da parte dei pubblici ufficiali.