“Non vedo più mia nipote”: dopo l’aggressione al barboncino, l’amstaff fa paura

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Saranno anche le verifiche della Polizia Locale intervenuta sul posto nell’immediatezza del fatto, a stabilire se nella condotta dei proprietari dell’amstaff che agli inizi di aprile ha quasi ucciso un barboncino, ci siano state carenze o una certa superficialità nel gestire un cane che invece necessita di preparazione e adeguati accorgimenti: una vicenda che sta creando grande scompiglio a Marano Vicentino, dove nel vicinato c’è la consapevolezza che le cose sarebbero potute finire molto peggio.

Dei fatti, avvenuti ormai un mese fa, la proprietaria di Kiko ne parla solo oggi dopo che il suo barboncino pare dare timidi segnali di ripresa. E’ pomeriggio quando, in un fabbricato multifamiliare a Marano Vicentino, la donna scende dal terzo piano con Kiko al guinzaglio. Secondo quanto ricostruito, il tempo di fare qualche gradino, che da una porta interna esce autonomamente l’amstaff, una variante selettiva dell’American Pit Bull Terrier: “In due balzi – racconta la proprietaria ancora atterrita – il cane era addosso al mio con una ferocia spaventosa. Invano sono arretrata per riguadagnare la porta di casa mia: morsi ripetuti nonostante tentassi anche con la borsa di scoraggiare l’aggressione. Finché il mio barboncino, esanime, è rimasto sanguinante e immobile sul pavimento”.

Una scena raccapricciante fatta di urla disperate e di attimi concitati che hanno attirato l’attenzione dai caseggiati attigui ma, pare, non dei proprietari del pitbull: “Qualcuno era in casa, ne sono certa, ma non ha mosso un dito. Perchè? Kiko era come morto, lo abbiamo portato dal veterinario credendolo spacciato. Ma è stata, nel male, la sua fortuna: avesse fatto solo un minimo cenno, il pitbull lo avrebbe finito”.

E mentre dopo un mese di cure costose e di tanta pazienza – permangono ferite molto vistose su tutto il corpo di Kiko – la situazione pare migliorare, a preoccupare la sua proprietaria è il futuro di un cane problematico che certo non può essere lasciato al caso: “Abbaiava spesso, ringhiando al punto da spaventare molti passanti: ma non avrei pensato potesse succedere questo. Oggi – conclude – non sono più nemmeno libera di vedere la mia nipotina di 2 anni: come mi ha spiegato il veterinario infatti, spesso quei cani confondono i bambini coi loro simili ed il rischio di aggressione è più alto che verso un adulto. E se quel giorno ci fosse stata mia nipote con me? Perché il cane poteva girare indisturbato e incustodito”?

Domande che troveranno forse risposta dopo un colloquio già fissato nell’ufficio del Sindaco assieme ad una rappresentanza del vicinato: “Il messaggio che desidero passi – conclude la donna – è che i cani non sono un giocattolo per tutti. Sono animali con specificità e alcune razze andrebbero affidate previa adeguata formazione e presenza di idonei requisiti ambientali. Poteva veramente finire male. Ora valuteremo il da farsi ma una cosa è certa: non possiamo permettere che si ripeta”.