Biglietto intimidatorio e proiettile sull’uscio di casa alla “guardiana” del cimitero

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Il furto di centinaia di borchie dalle tombe del cimitero; la decisione di due cittadine, offese per l’oltraggio ai propri defunti, di presidiare la zona per evitare altri furti e da questo le minacce e gli atti intimidatori. Settimana agitata a San Vito di Leguzzano, dove una sessantenne si è vista recapitare sulla porta di casa un proiettile e un foglio con disegnato un teschio, a simboleggiare la morte.

Tutto era iniziato due settimane fa, con il furto delle prime borchie in ottone presenti sui loculi, poi il furto è continuato, tanto che due donne – Maria Mondin e Stefania Dalle Fusine -, che al camposanto ci vanno per trovare i propri cari, hanno dato l’avvio a un’attività di sorveglianza serale che impedisse ai malintenzionati di tornare a finire il lavoro. Quasi 500 le pesanti borchie svitate e rubate in quello che è a tutti gli effetti un atto sacrilego negli effetti ma molto profano nello scopo, ossia di riciclarne l’ottone.

Va detto che negli ultimi anni son diversi i furti di rame (vasi in particolare) avvenuti non solo a San Vito ma un po’ in tutto il vicentino, tanto che nella Valle dell’Agno in una occasione i carabinieri avevano anche trovato la refurtiva e arrestato un tossicodipendente e a San Tomio di Malo 154 di vasi erano stati ritrovati sull’argine del Liveron.

Il “presidio” delle due donne evidentemente ha raggiunto l’obiettivo di infastidire i ladri, dato che una sera nella panchina delle fermata degli autobus di linea, dove le due sessantenni si sedevano per far la guardia, hanno trovato un uccello morto. Le due donne erano anche state contattate dal sindaco Umberto Poscoliero, che avevano incontrato sabato scorso. Domenica mattina, poi, il fatto più grave: sull’uscio della sua abitazione Maria Monin ha trovato un foglio con disegnato un teschio e accompagnato da un proiettile. La donna ha contattato il sindaco e insieme si sono rivolti ai carabinieri di Malo.

I militari del capitano della compagnia, Jacopo Mattone, hanno avviato le indagini, rese difficili dal fatto che il disegno è quasi infantile e che (più che a un proiettile) siamo di fronte a una vecchia ogiva difficilmente funzionante. Potrebbe insomma essere più una ripicca che una minaccia vera e propria. I carabinieri stanno ovviamente indagando sia sui furti che sulle minacce, visionando anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nel cimitero che però, essendo di vecchia generazione, non sono molto nitide.

“E’ un danno che offende la memoria dei nostri defunti. Cimitero, scuole e magazzini negli ultimi anni sono stati presi di mira più volte – spiega Poscoliero – e dati gli ultimi episodi ho deciso di deliberare in giunta comunale una variante al piano delle opere, anticipando alcuni lavori che avevamo in previsione: il miglioramento dell’impianto di videosorveglianza e del sistema di accesso al cimitero. E’ una sconfitta delle istituzioni quando dei cittadini si organizzano per tenere d’occhio delle strutture pubbliche. Non ero contrario alla sorveglianza messa in atto dalle due signore, ma temevo per la loro incolumità e quanto accaduto purtroppo mi ha dato ragione. Ho espresso a queste persone la mia vicinanza per quanto avvenuto. Non credo che San Vito abbia problemi più gravi rispetto ad altri comuni: questo tipo di furti purtroppo è molto diffuso e va sottolineato che evidentemente i ladri trovano imprenditori conniventi e disponibili a ricettare il materiale. Lasciamo che le forze dell’ordine facciano il loro lavoro, nel frattempo ho già chiesto loro di potenziare la vigilanza sul nostro territorio”.