Pronto soccorso, critiche da parte degli operatori al nuovo sistema di accesso Covid

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera che ci è pervenuta da alcuni operatori dell’équipe del Pronto Soccorso dell’ospedale di Santorso, che ci hanno scritto chiedendoci di mantenere l’anonimato.

Fra croniche carenze di personale, stress da due anni di gestione Covid e quarta ondata che sta travolgendo diversi servisi, la situazione sembra essere sempre più impegnativa, fra tanta buona volontà e impegno ma anche qualche tensione fra operatori, con battibecchi anche davanti ai pazienti, come ci ha segnalato una nostra lettrice, che si è recata in ospedale per un problema un paio di settimane fa.
Ecco la lettera.

Finalmente è stata aperta la nuova struttura dedicata alla gestione dei pazienti
Covid, un nuovo ampliamento messo a disposizione dei sanitari del Pronto Soccorso
di Santorso. Sono passati oltre sei mesi dall’inizio della realizzazione e da qualche
settimana il nuovo edificio è entrato in funzione (pare sia costato circa 200 mila euro).
A cosa serve? Una volta assegnato dall’infermiere di triage il codice colore ai pazienti che  accedono al Pronto Soccorso coloro che dichiarano di essere positivi al Covid o con segni e sintomi tali da rientrare tra i potenzialmente positivi, questi vengono inviati all’interno della nuova struttura dedicata, dove rimangono in attesa della visita del medico.

La nuova area si trova dislocata in esterno e distante dagli altri locali del Pronto Soccorso, e aggiunge quindi un ulteriore carico di lavoro, già consistente, al personale stesso. L’infermiere che si occupa dei casi Covid, infatti, deve alternare la sua presenza in questi locali, posti fuori dal Pronto Soccorso, all’area interna, dedicata ai pazienti Covid più delicati e fragili, che necessitano di cure più intensive, con ossigenoterapia e monitoraggio stretto. Quando medico e infermiere sono impegnati all’interno, i pazienti che stazionano nella struttura esterna e in caso di necessità o urgenza, hanno a disposizione un telefono per chiedere supporto e aiuto. Era stato promesso un supporto di videosorveglianza, mai attivato, come ad oggi non è stata pensata la presenza permanente, al suo interno, di un sanitario dedicato.

Se l’organico è scarso di giorno, di notte la situazione è  ancora più critica, motivo per cui la struttura esterna chiude e tutti i pazienti Covid+ stazionano all’interno del Pronto Soccorso. La loro gestione, però, cade tutta su un unico infermiere, che deve anche qui alternare al sua presenza nella stanza loro dedicata e l’area rossa, in cui stazionano i pazienti non Covid. Un solo infermiere, che deve procedere nella notte a continue vestizioni e svestizioni per assistere entrambi. Impossibile non notare come il nuovo edificio sia collegato al Pronto Soccorso: una passerella esterna, esposta alle intemperie e alle temperature rigide del momento, dove i sanitari, e, al bisogno i pazienti con spesso quadri di polmonite sono costretti a transitare.