Si spegne anche l’insegna di quell’ultimo…cocktail bar: dopo 52 anni Renato va in pensione

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

“Ultimamente alcuni giovani clienti mi portavano i saluti dei nonni e lì mi sono detto che forse è arrivato il tempo per dedicarmi alla pensione”. Ci scherza Renato Cumerlato del mitico cocktail bar che porta il suo nome mentre la notizia della chiusura dello storico locale fa il giro di tutta la regione tra rimpianti e ricordi indelebili: un’istituzione quella creata nel lontano 1971 sulla salita che dal centro di Schio punta verso Poleo, cresciuta anche grazie al contributo della moglie Ivana, compagna di una vita e talentuosa bartender.

Una meravigliosa storia d’amore e di professionalità fatta con passione ed una inesauribile capacità di stare al passo coi tempi, iniziata muovendosi sulle orme della mamma di Cumerlato, già proprietaria di un bar col padre ad aiutarla dopo il lavoro in Lanerossi: “All’epoca pensavo più che altro al pallone – racconta lo storico gestore – così mi mandarono all’Alberghiero di Recoaro. Nasco quindi come cuoco, ma dopo la leva obbligatoria c’era una licenza per bar che mi attendeva e da lì tutto è cominciato”.

Anche l’incontro con Ivana non si fa attendere e complice una gita in montagna, nasce una coppia più unita che mai nonostante sacrifici e tante ore spese anche in notturna per soddisfare una clientela tutt’altro che facile: tanti i riconoscimenti, per entrambi, maestri indiscussi nel miscelare ingredienti che combinati aprono le porte a vere e proprie esperienze sensoriali. Una creatività artistica quella di Renato, capace di reinventare e dare nuovo lustro a grandi classici, tanto quanto di sfornare qualcosa di assolutamente inedito al punto da valergli un secondo posto a livello planetario nel 1987 col suo ‘Colosseum’: di rara bravura anche Ivana, prima italiana iscritta all’Aibes, Associazione Italiana Barmen e Sostenitori, con all’attivo diversi trofei regionali e nazionali conquistati “ubriacando Renato a suon di tentavi”, si schernisce.

Un locale cresciuto grazie alla vivacità industriale di Schio, contro ogni pronostico: “All’inizio è stato un vero azzardo – racconta con un pizzico di nostalgia Renato – ma io ci credevo. Qualcuno non avrebbe scommesso mille lire sulla tenuta di un piano bar in quello che era considerato un paesotto di periferia: invece da noi, è passato davvero il mondo e siamo diventati punto di riferimento per chi non aveva sonno”.

Lavorare appunto di notte e riposare, per quando possibile, di giorno. Con eleganza e stile, l’atmosfera giusta, la musica scelta con cura anche grazie a pianisti che una volta arrivano persino col frac dedicando il brano più azzeccato alla coppia appena accomodata. E naturalmente con lo standing dei due proprietari a fare la differenza, capaci di essere interpreti di gusto e di eccellenza.

E se le doti dietro il bancone sono indiscusse, non sono meno importanti quelle da psicologo e “confessore”: “Sarà che la notte è anche mistero – sorridono Ivana e Renato – sarà che la discrezione dovrebbe essere doverosamente nel menù di chi fa il nostro lavoro, ma spesso siamo stati onestamente quella spalla amica per chi voleva sfogarsi, così come per chi voleva in qualche modo ritagliarsi quell’intimità che altrove non avrebbe trovato”.

Difficile individuare una serata memorabile in un ambiente dove il tempo sembra trascorrere senza soluzione di continuità, avvolgente ed etereo come quei drink preparati al ritmo della gioia del buon stare insieme: “Ora ci riposiamo ma chissà – ammette Ivana con l’entusiasmo e la simpatica malizia di chi ha ancora l’asso della partita in mano – potrebbe non essere un addio. In fondo già ci manca. Quella è casa nostra”.

Una casa per tanti che nottetempo, scarrozzando l’auto in cerca di quell’evasione dal sapore di Manhattan, non troveranno più quella luce soffusa e invitante: quell’ora tra bellezza e relax. Mentre intorno tutto dorme.