Stefano Ruaro a Cervia centra l’impresa: Iroman concluso nonostante il Parkinson. “Ci hai insegnato a volare”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Uno straordinario Stefano Ruaro ha avuto finalmente la sua rivincita sulla malattia, grazie alla pratica del triathlon e soprattutto ad una tenacia non solo meritevole di elogi per lo sforzo compiuto, ma assolutamente da ricordare come esempio per chiunque voglia provare a oltrepassare i propri limiti. Ieri a Cervia l’atleta vicentino residente a Schio è stato il primo Ironman italiano affetto dal morbo di Parkinson – e non è da scartare l’ipotesi che si tratti del primo anche a livello internazionale – a presentarsi al via e a concludere la gara più estenuante sulla triplice distanza di nuoto, bici e corsa.

Impresa riuscita dunque per Stefano Ruaro, imprenditore vicentino affermato nel settore dell’automazione elettronica e da sempre un appassionatissimo di sport, dopo mesi di allenamento dedicati alla preparazione per il grande appuntamento italiano. Ha portato a termine il programma di gara – rinviata a ieri a causa dell’allerta meteo – con il tempo di 14 ore 7 minuti e 28 secondi. Per lui arriva anche la soddisfazione extra di una medaglia speciale quasi quanto la gioia di tagliare il traguardo finale, quella di bronzo grazie al piazzamento ottenuto in classifica Physically Challenged.

Il tutto in un fine settimana in cui a lungo si è temuto che la competizione rischiasse di saltare, rendendo vani gli sforzi di centinaia di atleti giunti a Cervia per l’appuntamento clou in Italia e di chiusura della stagione estiva. Questo ha rappresentato l’ennesima sfida nella sfida, in particolare sul piano mentale, perché fino al sabato sera non si era nemmeno così sicuri di presentarsi allo start in spiaggia, buttando “a mare” la preparazione di un anno, come lo stesso Ruaro aveva raccontato di recente da ospite nello studio di Radio Eco Vicentino. Una puntata da riascoltare in cui si parla della coraggiosa e scelta di non perdersi d’animo di fronte alla diagnosi di una malattia (nel 2019), e ancora più di non arrendersi e nel suo caso di fondare il gruppo Indomitri, dedicato allo sport inclusivo. “L’Ironman l’ho corso perchè avevo voglia di provare questa sfida e di mettermi in gioco – dice – e nel contempo per fare parlare di questo progetto anche sui media ed è andata benissimo anche su questo aspetto. Abbiamo gettato questo seme per farlo ora crescere con Indomitri”.

Molto emozionante l’arrivo di Stefano alla Ironman Italy Emilia Romagna 2022, nella serata di domenica, al pari del tratto corso insieme alla sua compagna di vita, inseparabile alleata quotidiana nell’impresa completata ieri con successo in riva all’Adriatico. Dopo 3.800 metri di nuoto in acque libere, 180 km di ciclismo su strada e la maratona di corsa a piedi. Un’ora e mezza tra i flutti, oltre 6 seduto sul sellino a pedalare e 5 e mezza circa a rincorrere la terza parte di un sogno prossimo a realizzarsi. La t-shirt da “finisher” consegnata a Ruaro, insieme al suo sorriso che nasconde la stanchezza per le 14 ore e spiccioli di sforzo, è l’immagine finale di una domenica speciale. “E’ andata oltre ogni più rosea aspettativa – ha detto Stefano nel dopo gara – sono riuscito a reggere bene la fatica e a concludere con un’ora di anticipo sul programma che mi ero prefissato. Avevo temuto che non si corresse, ma gli organizzatori hanno fatto bene a rinviare visto che sabato le onde raggiungevano i 4 metri. Ieri invece abbiamo gareggiato nelle condizioni ideali”.

“Hai imparato a nuotare, a pedalare e a correre – così uno striscione a lui dedicato mostrato dai familiari -, a noi stai insegnando a volare!”