Stefano Ruaro, il “parkinsonauta” di Schio, tenta una nuova impresa a Molveno. Insieme al figlio

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E’ una storia di imprese che travalicano la dimensione sportiva e anche i confini di Schio, la città altovicentina in cui vive, quella di Stefano Ruaro. Pronto ad affrontare fra pochi giorni una nuova e faticosa sfida, da atleta affermato nel triathlon alla faccia dei 59 anni di età e, soprattutto, “in faccia” alla malattia di Parkinson di cui soffre da tempo, scoperta in pratica all’inizio della pandemia Covid.

Giusto un anno fa il suo nome è salito alla ribalta dei media nazionali, dopo aver concluso con successo in 14 ore la prova italiana di Cervia nel circuito Ironman. Da primo e finora unico malato (italiano) di questa grave sindrome neurodegenerativa a portare a termine un “calvario” composto da tre distanze per tre diverse specialità: 3,8 chilometri a nuoto, 180 in bicicletta e la maratona finale (42 km quindi) di corsa.

Allora, nel settembre 2022, ad affiancarlo – ma per la sola parte di running – ci fu la moglie Paola, mentre sabato 23 settembre a Molveno in Trentino ci sarà uno dei due figli, Pietro. La sua impresa denominata “From Parkinson to Ironman Road to Cervia” fu seguita anche in diretta social da tanti vicentini, ad applaudire anche con l’occhio lucido in alcuni casi l’arrivo di Ruaro al traguardo, atteso dai familiari che gli dedicarono uno striscione preparato da sua figlia Lisa, che recitava “Ci hai insegnato a volare”. L’obiettivo è sempre, oggi come allora – come ribadito in qualità di ospite a Radio Eco Vicentino nel podcast BreakPoint – quello di poter dimostrare che, nonostante ci possano essere delle difficoltà esterne ed oggettive nella vita, si può sempre scegliere di uscire dal buio e trovare la luce in fondo al tunnel attraverso lo sport.

Paola e Lisa Ruaro

Ora Stefano, da fondatore del gruppo inclusivo IndomiTRi sorto nel 2021 e che con la sua innata autoironia si è definito come “Parkinsonauta”, tenterà una nuova impresa in versione 2.0: “From Parkinson to Ironman 2.0 Road to Xterra World Championship” che prevede la partecipazione alla finale mondiale del circuito. Si tratta di una competizione di cross-triathlon in cui l’atleta è chiamato a cimentarsi in 1,5 chilometri di nuoto tuffandosi nel Lago di Molveno, 32 di mountain bike e 10 di trail tra le Dolomiti. Uno sforzo immane qui per chiunque, parlando di atleti più giovani e pure in perfetta forma fisica, figuriamoci per chi quotidianamente deve gestire il proprio corpo alle prese con una patologia come il morbo di Parkinson: se è vero che le distanze sono ridotte rispetto alle competizioni (in piano) dell’Ironman, qui ci sarà da fare i conti con le temperature gelide dell’acqua e soprattutto con le pendenze della montagna.

Ascolta “Stefano Ruaro nella storia dell’Iroman, primo Italiano al traguardo affetto dal morbo di Parkinson” su Spreaker.Da evidenziare, infine, che l’accesso al Campionato del Mondo è garantito solo tramite una qualificazione, ed è quindi destinato a numero limitato quindi di partecipanti. Tra questi, sui nastri di partenza ci sarà a breve la coppia Ruaro-Ruaro, padre e figlio per la prima volta a questi livelli, con il 59enne imprenditore nella vita di tutti i giorni a portare con sé il ruolo di testimonial di Schio Città Europea dello Sport 2023. Obiettivo dichiarato: concludere la triplice per lui inedita prova entro il tempo massimo di gara.

La presenza al suo fianco di Pietro, che ha “solo” 22 anni anch’egli ovviamente qualificatosi per l’evento, e con il quale condivide la passione per la triplice disciplina di fatica, non è casuale: la volontà di entrambi consiste nel porre l’accento e sensibilizzare sull’importanza del sostegno dei parenti e degli affetti in generale che i malati di Parkinson ricevono dai loro cari. Una chiave di volta indispensabile al fine di affrontare la loro condizione di salute con una maggiore accettazione e una visione più positiva della vita.

Un messaggio, questo espresso dall’atleta scledense, che era già stato protagonista della prima mostra fotografica nazionale  parlante “Non chiamatemi morbo”, promossa da Parkinson Italia con foto di Giovanni Diffidenti, di cui Ruaro è stato uno dei protagonisti per l’area sportiva.