Fiato, gambe e umiltà. Massimo Guerra astro nascente del mezzofondo azzurro

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Massimo Guerra (foto Colombo/Fidal)

L’atletica leggera (e in particolare le discipline del mezzofondo) è uno sport adatto per chi ha voglia di far fatica a testa bassa, menando le gambe e affidandosi solo ai propri polmoni perché nessun risultato arriva per caso. Nella regina regina delle discipline olimpiche servono diverse caratteristiche per andare forte: saper soffrire, faticare, e costanza nell’allenarsi sempre come se si fosse i secondi.

Queste cose le sa bene Massimo Guerra, ragazzo d’altri tempi classe ‘98 di Valli del Pasubio, fresco di maglia azzurra ai campionati europei di corsa campestre che si sono corsi il 10 dicembre a Samorin (Slovacchia). Massimo, studente al quinto anno di Ipsia Garbin, è un giovane di una umiltà disarmante. Centra veramente poco con tanti suoi coetanei di oggi che si montano la testa appena ottengono qualche risultato importante a livello nazionale. Usa pochissimo i social network, non ha acconciature strane, non è altezzoso. Da buon montanaro, umile al limite della timidezza e gran lavoratore. Corre per l’Atletica Vicentina e si allena allo stadio di Schio.

Il giovane atleta di Orlando Pizzolato (ex atleta vicentino vincitore due volte della maratona di New York e ora coach) si è imposto nel 2017 come uno dei prospetti più interessanti del mezzofondo italiano. Ha vestito la maglia della nazionale all’incontro internazionale su strada di Oderzo, mancando poi la qualificazione per gli europei junior per 86 centesimi di secondo sulla distanza dei 3000 siepi, ma togliendosi l’enorme soddisfazione di venir scelto da Stefano Baldini (vincitore della maratona olimpica di Atene 2004) per rappresentare l’Italia nella squadra junior agli europei di corsa campestre disputatisi 20 giorni fa. In quel frangente Massimo è giunto al 46° posto su oltre 100 atleti al via da tutta Europa, quarto su sei della squadra italiana.

Abbiamo intervistato Massimo, che gentilmente si è prestato alle nostre domande.

Rompiamo il ghiaccio: come ti sei approcciato all’atletica leggera?
Mi ha avvicinato Federico Scortegagna, professore di educazione fisica delle scuole di Valli. Ero in prima media. Scortegagna ha portato verso l’atletica decine di ragazzi negli ultimi 30 anni, e così è stato per me. Come tanti ero diviso tra calcio e atletica, ma ho capito presto cosa faceva più per me.

Chi ti ha allenato negli anni?
In un primo momento Erika Sella, Valentina Casarotto e Damiano Casalatina. Poi sono stato indirizzato verso Carlo Bocchi, storico allenatore dei mezzofondisti di Schio. Con Carlo ho raccolto risultati importanti nel 2016, tipo il 5° posto ai campionati italiani junior e la partecipazione con la mia società (Atletica Vicentina) alla Coppa Europa di Leira (Portogallo).

Poi hai cambiato, e ti sei affidato ad Orlando Pizzolato. Uno dei più forti maratoneti italiani di sempre
Si, ho cambiato guida tecnica. Ho deciso di affidarmi ad un grandissimo professionista della corsa. Ci siamo avvicinati perché ho vinto la borsa di studio “Io credo in te” elargita proprio da Orlando ai mezzofondisti tra i 16 e 22 anni della zona scledense. Da settembre 2016 ho quindi iniziato a lavorare con lui, cambiando totalmente il modo di allenarmi.

Una scelta che va verso un impegno maggiore nell’atletica quindi. Quanti sacrifici richiede l’attività agonistica al tuo livello?
Molti, indubbiamente. Allenamenti ogni giorno e centinaia di chilometri percorsi ogni mese. Conciliare scuola e questo impegno non è facile. Se non fosse per la mia famiglia che mi supporta in tutto e per tutto e per il mio sponsor tecnico non potrei permettermi di allenarmi tutti i giorni in condizioni ottimali. Per me è stato uno scalino importante, al momento tutta la mia giornata ruota attorno all’allenamento e all’essere sempre fisicamente a posto.

Cosa ti ha fatto fare il salto di qualità?
Il lavoro quotidiano e sempre più intenso. So che molti vanno più forti di me e l’unico modo che ho per raggiungerli è allenarmi di più e meglio. L’anno scorso sono “sbocciato” vincendo tutte le campestri regionali, poi c’è stato il 4° posto al cross internazionale dei 5 Mulini. Un miglioramento che mi ha fatto guadagnare la convocazione al Trofeo Opitergium di Oderzo, la mia prima maglia azzurra. Una soddisfazione indescrivibile, il mio obiettivo.

Ma non ti sei accontentato. Dopo Oderzo hai proseguito nella tua crescita fino alla convocazione di Samorin. Descrivi le sensazioni di rappresentare l’Italia in un contesto europeo.
Sensazioni magnifiche. La convocazione è stata una soddisfazione enorme. A Samorin ho capito che devo lavorare e correre tanto per arrivare al livello di quelli che sono davanti. Vanno veramente forte! Per me comunque è andata bene, ho portato punti alla squadra e ho fatto il mio meglio, accumulando esperienza per i prossimi appuntamenti di fianco a tutti quei fenomeni dell’atletica europea.

Obiettivi per quest’anno? E la tua miglior qualità?
Obiettivo è migliorare tutto. Devo abbassare tutti i miei personali sui 1500, 3000, 3000 siepi. Solo così potrò partecipare ad altre manifestazioni internazionali e realizzare il sogno di diventare un atleta professionista. Solo con la determinazione, che penso sia la mia qualità più importante, riuscirò a farcela.