Viva la… Neve! E’ Nevenka, portiere di calcio a 5, l’atleta più longeva del Veneto

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Nevenka con le giovani compagne di squadra nel ritiro di Andalo di due anni fa

La sua passione è candida come la… Neve. E questo suo nomignolo a tema invernale è il più gettonato tra le sue compagne di squadra del Monte Di Malo, formazione di calcio a 5 che milita in serie C regionale. Compagne che potrebbero essere sue figlie? Sì, e poco ci manca pure nipoti. Lei è Nevenka Petrovic, nata a Teslic in Bosnia nel 1963 e che ormai da 23 anni vive in Italia e nel Vicentino, a tutti gli effetti (ancora) un’atleta, alla faccia dei 54 anni compiuti lo scorso maggio. La più sportivamente longeva del Veneto e forse oltre.

Portiere di ruolo, in virtù degli anni che inesorabilmente avanzano, ma attenzione solo in parte: ha scelto la porta soprattutto per una necessità di squadra. Può apparire sgarbato indicare l’età anagrafica di una signora ma quando si parla di sport agonistico, al contrario e nel suo caso ancora di più, rappresenta invece un grande vanto. Anzi un record. Stiamo parlando della giocatrice più “anziana”, meglio dire più matura, ancora in attività in tutta la regione tra calcio a 11 e futsal. Con ampio distacco in doppia cifra sulle inseguitrici. Impossibile stilare una graduatoria a livello italiano ma è probabile che “Neve” non abbia rivali nemmeno su scala nazionale.

Nevenka Petrovic già nel suo nome di battesimo evoca l’inverno ma sarà nella prossima primavera che vivrà una nuova gioia tutta al femminile: diventare nonna, non appena la nuora darà alla luce il primogenito e per lei primo nipotino. Il campionato sarà ancora in corso e quindi aspettiamo una nonna sul parquet di Monte di Malo a dedicare al pargolo magari un rigore parato, chissà. Mamma di un maschio futuro papà e di una ragazza di 24 anni – Lidjia – alla quale non è ancora riuscita a trasmettere la sua passione viscerale per il pallone, ha “iniziato”, si fa per dire, solo nel 2006 con la soglia degli “anta” già alle spalle. Di carattere estroverso, la record woman ha dribblato ogni ostacolo generazionale, contagiando tutte le calcettiste e i dirigenti che le seguono grazie ad un mix di tenacia, coraggio da regalare e tanta simpatia, ancora più spiccata quando si parla con lei in uno slang divertente tra italiano e dialetto veneto mischiato all’accento delle origini.

Riavvolgiamo il nastro alla stagione 2006/2007, agli esordi del neoacquisto d’esperienza sì,  ma senza esperienza effettiva sul campo, del “Monte”. Ai tempi da giocatrice di movimento, ruolo laterale. Quella che per definizione deve correre di più. “Da bambina e poi da ragazza praticavo l’atletica – racconta con nostalgia e più avanti con un pizzico di amarezza -, in verità ho provato tutti gli sport da giovanissima a parte il rugby perchè ero brava in tutto. Nelle corse di velocità ho girato l’ex Jugoslavia a fare gare ma il mio desiderio era giocare a calcio, solo che in quei tempi era praticamente proibito per una ragazza”.

Qui il suo racconto apre una capitolo doloroso… “Dovevo nascondermi per disputare qualche partitina insieme ai ragazzini del mio paese, di sicuro quando passava qualche anziano poteva vedermi e dirne male. Essere una femmina era brutto – continua Nevenka con rammarico – il solo fatto di divertirmi con i maschi era una cosa considerata sbagliata ed è per questo che mi sono dedicata ad altro, per non dare un dispiacere alla mia famiglia”. Una ragazzina che calcia il pallone, insomma, per la cultura di quei tempi – parliamo di inizio anni ’70 – poteva essere considerata disdicevole. “Per fortuna me la cavavo bene con gli altri sport, mai avrei pensato che quel sogno di bambina si sarebbe realizzato per caso tanti anni dopo”. Nevenka mette su famiglia, a 31 anni lascia come tanti suoi connazionali un territorio martoriato dalla guerra e approda a Malo nel 1994. Poi, oltre dieci anni più, tardi, la “folgorazione”: “ero al campo di calcio a vedere mio figlio e una mamma di una giocatrice – Erika Sbaichiero, anche lei ancora in attività -, a forza di sentirmi parlare di calcio mi ha detto di andare a provare indicandomi come e dove con sua figlia, e così è nato tutto”.

Cuor di leone, cuore di mamma. Ed è così che comincia l’avventura agonistica della mamma nel pallone, accolta tra i sorrisi e tanta curiosità e magari, chi lo sa, anche con un pizzico di diffidenza sulle sue capacità visti gli oggettivi 40 anni già sdoganati da un bel po’. E invece… “A me è sempre piaciuto correre e quindi subito giocavo sulle fasce come laterale. Ma avevo anche dei buoni riflessi”. Lecito sospettare che sia stata l’età al galoppo spingere “Neve” ad un ruolo più congeniale alla carta d’identità. Macchè. “E’ successo semplicemente – spiega quasi con stupore – che entrambi i nostri portieri sono rimaste incinta. Mi sono proposta io di andare in porta! Da quasi dieci anni è il mio ruolo e per quanto ancora non lo so, finchè sto bene e mi diverto continuo anche se sono 3-4 stagioni che dico basta ma poi mi convincono sempre”.

I riflessi e l’agilità non saranno più quelli originali, lo ammette lei stessa nel corso della chiacchierata, ma sa ancora dar man forte quando chiamata in causa, e in caso contrario per lei rimane un piacere sedersi in panchina a incitare le “sorelle” minori. “Quando penso di smettere è solo perchè ho paura di portare il via il posto a ragazze più giovani, ma mi sta bene fare da secondo portiere e mi faccio trovare pronta quando serve. ‘Guai se lasci’ mi dicono ogni volta e sono ancora qui”. Cosa le piace di più dal di dentro di questo sport? “Mi fa sentire giovane e tutte in squadra mi fanno sentire una di loro, ben accettata. Poi ogni volta che entro in palestra vedo il campo e i palloni, per me è uno sfogo, è felicità insomma. Poi mi piace quando ricevo i complimenti dagli allenatori avversari e dagli arbitri, che quasi non ci credono delle mia età”.

Nevenka è di gran lunga la più matura della squadra, “chioccia” di un team composto per il 90% da ragazze Under 25 con tre diciottenni e addirittura la baby Giorgia, classe 2001, che spesso “comanda” allle sue spalle come fa un buon portiere con il proprio difensore. Si sente un po’ madre a volte o solo una compagna di maglia? “Fuori dai palasport mi sento un po’ mamma, un po’ protettiva ma durante gli allenamenti e le partite siamo tutte giocatrici sullo stesso piano. Devo dire che un paio di anni fa qualche mamma delle più giovani, prima di partire per il ritiro estivo di Andalo, si è raccomandata a me per tenere d’occhio le fanciulle, quello sì. Non sapevano però che dopo una bella vittoria piace anche a me fare festa e bere qualche goto con loro, senza esagerare”.

Più che futura nonna-gol, insomma, meglio definirla come nonna-no gol visto il ruolo che ricopre. E se anche di domenica in domenica si troverà di fronte le migliori attaccanti del Veneto del calcio a 5, fuori dal campo non teme rivali visto il record di longevità – e di passione e di allegria contagiosa – che sta riscrivendo giorno dopo giorno.