Calcio, il protocollo non piace alla A. Le parti lavorano per sciogliere i nodi della discordia

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Calcio, ennesimo capitolo dell’irritante telenovela “ripresa del campionato”. Resta centrale il nodo del protocollo sanitario deciso dal Comitato tecnico scientifico e approvato dalla Figc: così com’è non basta a garantire la ripresa del torneo e non piace alla maggior parte dei club.

E allora la Lega di Serie A prova a suggerire i correttivi necessari. Dalla sede milanese di via Rosellini a tal proposito informano quanto segue: “Si è tenuto questa mattina, in un clima di fattiva collaborazione, l’incontro tra la Figc, la Lega Serie A, il presidente della Fmsi Maurizio Casasco e il rappresentante dei medici della Serie A, Gianni Nanni. Al centro della discussione: quarantena a tutta la squadra in caso di accertamento di una positività, ritiro precampionato e responsabilità dei medici sociali”.

Il presidente della Federcalcio entra nel merito della questione. Gabriele Gravina ha spiegato: “Quello che ci preoccupa è il tema della quarantena obbligatoria per tutta la squadra in caso di un nuovo positivo.

È un problema e lo stiamo affrontando con determinazione, prudenza ma attenzione per evitare che un rapporto stressato possa generare tensione e bloccare la ripartenza del campionato. Un altro tema sul tavolo è la responsabilità dei medici, ma credo che l’Inail abbia già chiarito con una circolare che c’è responsabilità solo in caso di dolo o colpa grave”.

Spadafora respinge al mittente le critiche sul protocollo. Il ministro dello Sport ha poi precisato: “Lunedì dovevano riprendere gli allenamenti del calcio basati su un protocollo che un mese fa mi avevano proposto la Figc e la Lega: oggi capiamo che la Lega ritiene di aver difficoltà ad attuare il protocollo che ha proposto.

Non gliel’abbiamo chiesto noi, né il comitato tecnico scientifico, ce lo hanno proposto loro. Le squadre evidentemente non hanno strutture adeguate e non sono in grado di iniziare l’autoisolamento: ne prendiamo atto. Se la Figc pensa che non ci siano le condizioni per autoisolarsi allora bisogna rispettare le regole minime come il distanziamento”.