Dal Vicentino all’Africa nel nome della salute: la testimonianza di Giorgio Dalle Molle

Recita un antico adagio: “Chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova”. Di sicuro ne era consapevole Giorgio Dalle Molle, nel momento in cui ha deciso di includere l’Africa tra i luoghi dove compiere la missione alla quale è votato in ragione del suo giuramento di Ippocrate. Se pure, all’inizio, poteva esserci un comprensibile “timore dell’ignoto”, il dottore vicentino non si è scoraggiato, grazie anche al sostegno di Medici con l’Africa Cuamm. È nell’ambito di tale organizzazione che Giorgio Dalle Molle ha condotto (e conduce tutt’ora) il suo impegno a beneficio delle popolazioni africane. Un’esperienza che ha condiviso con Mariagrazia Bonollo e Gianni Manuel ai microfoni della rubrica di Radio Eco VicentinoParlami di Te“.

Cardiologo per tanti anni presso gli ospedali di Thiene e Santorso, Dalle Molle giunge per la prima volta in Africa (in Mozambico, per la precisione) nel 1997: “Ero già sposato – racconta – e avevo due figli di cinque e tre anni. Siamo partiti tutti e quattro. Mia moglie Luisa ha condiviso la scelta, e le sarò sempre grato per questo. Perché la mia motivazione era forte, ma la sua meno”. Il primo impatto con la realtà africana, ammette, non è stato facile: “Imbevuto di cultura occidentale e scienza, per un momento mi ero convinto che quelle popolazioni credessero solo nella magia. Invece, poi, mi sono accorto che collaborare con gli stregoni è vantaggioso, dal momento che permette di far passare messaggi che, altrimenti, non passerebbero”.

“È stata un’esperienza veramente arricchente – continua il cardiologo vicentino -. La prima volta che sono andato in Africa ero responsabile della pediatria, della medicina interna e delle vaccinazioni. Una o due volte alla settimana andavo nei villaggi della savana per somministrare i vaccini. A quei tempi non c’erano i telefonini, e l’organizzazione avveniva tramite il passaparola. Addirittura mi ricordo che facevo le vaccinazioni portandomi appresso una pentola con la quale sterilizzare le siringhe di plastica sul fuoco a legna. Si trattava di vaccinazioni standard: per il morbillo, la difterite, il tetano e la pertosse”.

In Mozambico, spiega Dalle Molle, “collaboro dal 2005 con l’Università Cattolica locale per tenere dei periodi di insegnamento di 20 giorni. Sono docente di medicina interna e cardiologia, oltre ad occuparmi anche del tirocinio degli studenti”. Un impegno, confessa, accompagnato inizialmente da un po’ di apprensione: “Il timore era di formare medici che poi se ne sarebbero andati. La sfida era tenerli lì”. Una scommessa, alla fine, rivelatasi vincente: “I primi tredici medici si sono laureati nel 2007, e di essi una è diventata direttrice pedagogica dell’Università, uno è diventato primario della pediatria e un altro ancora primario della medicina. Da quei primi tredici diplomati, inoltre, siamo arrivati ai 457 dell’anno scorso”.

L’esperienza africana del medico vicentino, oltre al Mozambico, annovera anche l’Etiopia e il Sud Sudan. In quest’ultimo Paese, dichiara Dalle Molle, “la situazione è drammatica. Non c’è una controparte con la quale confrontarsi, e quindi è veramente difficile lavorare lì. Ma abbiamo comunque investito nella formazione ostetricia e infermieristica. È da lì che inizia il cambiamento, costruendo il futuro insieme”. Il Mozambico, comunque, continua ad occupare un posto speciale nel suo cuore: “Quest’anno sono tornato nel primo ospedale dove ho operato, ed è stata un’emozione forte. L’ho trovato migliorato, sono state implementate tante cose. Come ad esempio un progetto sulle malattie croniche”. Piani per il futuro? “Al momento non ho nulla in programma. Ho dato la mia disponibilità a tornare in Etiopia in caso ci fosse bisogno”.

Gabriele Silvestri

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