Arsiero nel mirino di Bolzano: “Così sottrae risorse ai veri territori montani”

Ad Arsiero non se l’aspettavano proprio che il tanto atteso scambio di confini suscitasse un tale vespaio di polemiche capace di agitare la politica fino ai confini con l’Austria. Ma non sorprenda: quando si tratta di fondi, non c’è miglior contabile del vicino Trentino Alto Adige che, pur virtuoso nell’oculata gestione, grazie al suo status speciale, gode di una situazione finanziaria ben diversa dalle regioni contermini.
E così l’irritazione del presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, ha riacceso il dibattito sui criteri di distribuzione del Fondo dei Comuni confinanti. A scatenare la querelle è stata appunto l’aggiunta, ratificata ormai mesi fa, del comune vicentino di Arsiero – dopo lo “scambio” di confini con Laghi – tra i beneficiari del fondo previsto dalla Legge 191/2009, che ogni anno distribuisce 80 milioni di euro cofinanziati dalle Province Autonome di Trento e Bolzano.
Secondo Kompatscher, l’ampliamento del numero dei Comuni beneficiari rischia di penalizzare territori già fragili come Belluno e Sondrio, che da anni affrontano spopolamento, carenza di servizi e difficoltà infrastrutturali. Da qui la richiesta di una revisione del sistema di assegnazione, per evitare che l’allargamento dei confini amministrativi si traduca in una frammentazione delle risorse.
Con l’inflessibile presidente delle provincia autonoma anche il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti (BARD), che ha accolto positivamente l’idea di rivedere il sistema, sottolineando l’insufficienza di qualsiasi riforma priva di un adeguamento finanziario: “I fondi debbono andare alle province interamente montane e confinanti con Stato estero, per limare il gap con le realtà autonome confinanti, di pianura e con le nazioni vicine – ha dichiarato il movimento – qualora province non montane vedano aumentare i propri comuni di confine, lo facciano compensando i trasferimenti del Fondo al loro interno, senza chiedere nuovi e ulteriori sacrifici alla montagna”.
Incassa ma non troppo la sindaca del paese chiamato in causa, che con garbo motiva le ragioni di un percorso ponderato e condiviso con le istituzioni regionali: “L’ingresso di Arsiero tra i Comuni confinanti rappresenta una risorsa importante per il nostro territorio – argomenta la sindaca di Arsiero, Cristina Meneghini – anche se per altri può sembrare una questione marginale. L’iter è stato lungo e complesso, ma si è svolto in modo regolare e trasparente. Si tratta di un passaggio che si discute da oltre cinquant’anni: non aveva senso che Arsiero mantenesse uno specchio d’acqua che, per conformazione e continuità territoriale, è sempre stato nel cuore di Laghi. Non cerchiamo polemiche, ma riconoscimento. È giusto che anche i territori montani come il nostro possano accedere a strumenti di riequilibrio, senza che questo comporti ulteriori sacrifici per le aree già fragili. La montagna ha bisogno di investimenti, non di divisioni”.
Più puntuto l’intervento di un veterano della politica dell’alto vicentino, Bruno Scalzeri, ex sindaco di Pedemonte e storico presidente della Comunità Montana Alto Astico e Posina, che ha così ridimensionato le preoccupazioni di Kompatscher: “Tanto rumore per nulla. Il cofinanziamento annuale di 40 milioni da parte delle Province Autonome non sarà modificato. Le province con Comuni confinanti sono cinque: Belluno, Brescia, Sondrio, Verona e Vicenza. Ogni anno, oltre ai 500 mila euro ciascuno, ci sono ulteriori 56 milioni per progetti strategici, ai quali sono ammessi anche i Comuni contigui”. Scalzeri ha quindi evidenziato le disparità nella distribuzione dei fondi nel quinquennio 2019–2023: Belluno ha ricevuto il 52% delle risorse (135 milioni), Sondrio 36 milioni, Brescia 35, Verona 20 e Vicenza solo 32 milioni: “Questo modus operandi spartitorio – asserisce determinato – evidenzia l’incongruità del Tavolo Tecnico. I 49 sindaci dovrebbero lavorare unitariamente per superare le difficoltà crescenti dei territori montani: spopolamento, carenza di servizi, assistenza agli anziani e disabilità. Basta con le conventicole di comodo che favoriscono i raccomandati a danno delle parti più deboli”.