Latte, biscotti e simpatia: la “vacareta” Gioventina festeggia i 100 anni

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Memoria inossidabile, sguardo vispo e battuta pronta: il secolo di vita agguantato oggi sembra quasi un traguardo di poco conto se a raggiungerlo è una forza della natura come Gioventina Frigo, l’unica in tripla cifra almeno a Cogollo del Cengio dove tutti la conoscono e non possono che volerle bene.

E lei, che ci tiene a precisare di essere nata a Mosson nel 1924, si è davvero temprata attraverso un’esistenza lunga e difficile, dove però ha scelto di abbandonare l’auto commiserazione a favore del coraggio, accettando che per tutti il cammino può riservare degli ostacoli, ma a fare la differenza è il modo in cui ci si rialza e si riparte, più forti di prima. Magari con il sorriso di chi si gusta ogni singolo attimo di felicità.

Una famiglia numerosa la sua – 8 tra fratelli e sorelle di cui due morti ancora bambini – dove non era così scontato trovare il pane da mettere in tavola, ma dove dignità e affetto compensavano le altre mancanze: “Ancora piccola – spiega Gioventina ricordando persino i dettagli – andai in altopiano a fare la vacareta badando alle bestie di una famiglia di Cesuna. Mio padre mi guardò e nel raccomandarmi di tenere duro non sapendo dove sarei capitata mi disse: Ricorda che el pan dei servi gà sette groste. Invece mi trovai benissimo, mi accolsero come un’altra figlia, e fui tanto orgogliosa nel comunicarlo che qualche mese dopo, ingrassata di 12 chili a furia di mangiare bene, gli scrissi una cartolina: Caro papà, qua el pan de groste, non ghe ne gà gnanca una”.

Gioventina ad uno dei raduni di “vacareti” in altopiano: il destino ha voluto che lo storico Giorgio Spiller fosse il nipote di colui che la accolse a lavorare in casa ancora 13enne

Poi la casa occupata dai nazisti in tempo di guerra, una dura vita di fabbrica – per quarant’anni operaia in Lanerossi spesso raggiunta anche d’inverno a piedi – vedova del marito Severo ancora 38enne, i figli Bruna ed Evenzio da crescere: eppure Gioventina non ha mai fatto una piega e con la fierezza e la compostezza tipica delle nostre genti, ha fatto studiare i suoi ragazzi e si è comprata una casetta senza chiedere nulla a nessuno: “Ero coraggiosa sin da piccola, mi mandavano a fare anche le classiche commissioni da maschio e se serviva parlare o chiedere qualcosa, andavo io. Con educazione e rispetto, mai paura. Di nessuno. Negli anni Settanta, per esempio, fui raggiunta dalla notizia della nascita di mio nipote che all’epoca era in Canada: mi feci accompagnare in aeroporto e andai là per qualche tempo, occupandomi anche delle faccende e delle spese di casa pur di aiutare mia figlia. Eppure non ero mai uscita dall’Italia nè sapevo le lingue: ma me la sono cavata e lo rifarei”.

Un attaccamento alla famiglia di cui è ancora oggi fulcro e consigliera: per i tre nipoti tanto quanto per i tre pronipoti con cui scherza e non si stanca di raccontare aneddoti che di racconto in racconto si arricchiscono di nuove sfumature: “La nonna mangia tantissimo – sorride la nipote Vanessa – e dopo ogni lauto pasto, feste comprese, ci guarda sospirando e facendoci scoppiare tutti in una fragorosa risata sentenzia: Me par de non aver gnanca magnàLatte e biscotti sono immancabili, ogni mattina, rigorosamente preparati da sola: acqua leggermente frizzante, niente bibite e niente funghi. Per il resto un po’ di tutto, senza eccezioni”.

E guai a pensare anche solo per un attimo che la mente di Gioventina, come spesso comprensibilmente accade raggiunta un’età importante, sia proiettata solo al passato, anzi: “Le telefoniamo quasi ogni giorno – confessano i nipoti – e lei è perfettamente informata e ci aggiorna su ciò che accade nel mondo, questioni politiche ed economiche comprese. Pochi anni fa, in occasione di un referendum, ci permettemmo di farle notare che poteva anche stare a casa, da ultranovantenne ci preoccupavamo del fatto che non si stancasse troppo. Invece lei si è ben preparata ed è voluta andare: “Non contano gli anni che ho – ci ha quasi rimproverato – io penso al futuro”.

E al futuro ci sta pensando certamente anche oggi, attorniata dall’affetto dei suoi cari e di tanti compaesani che sono voluti andarla a trovare: “Arrivata fin qua sarebbe un peccato non andare avanti un altro po’ “. Perchè la vita è bella in fondo, ad ogni età: se poi la accogli con lo spirito e l’entusiasmo di Gioventina, capace di stupirsi anche a 100 anni, lo è di più.