Cordoglio a Thiene per la scomparsa di “Freccione”, amante del ciclismo e del Fado

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Una bella immagine spensierata scelta dagli amici di Franco per ricordarlo in queste ore di lutto

Chi non aveva con lui chissà che confidenza lo chiamava semplicemente “Franco”, ma in tanti a Thiene lo conoscevano con il nomignolo “Freccione“, mutuato in parte dal suo cognome e in parte della sua ammirevole passione per la bicicletta. Che a, Lanfranco Frezza, 69enne di Thiene, purtroppo è costata la vita ieri nel primo pomeriggio mentre pedalava spensierato sui saliscendi di Fara insieme ad un amico, il primo a soccorrerlo insieme ad un automobilista di passaggio. Senza esito. Quando medico e infermieri del Suem 118 sono giunti in via Zucchi non hanno potuto che arrendersi dopo aver tentato quanto possibile per salvarlo.

Tutti lo conoscevano in “piazzetta” Rovereto e dintorni, che frequentava spesso vivendo nelle vicinanze del quartiere thienese di S. Vincenzo. E tutti almeno una volta lo hanno ascoltato, quando da ex ciclista e da tifoso viscerale, raccontava di volate e imprese epiche, di corridori in bianco e nero e campioni redenti. Era un conoscitore come pochi di questa disciplina sportiva, capace di citare uno per uno tutti i campioni internazionali vincitori del Giro d’Italia e del Tour de France e chissà quali altre corse. E di decantare la profonda bellezza dalla musica fado, altra sua intima passione la musica, mostrando la sua predilezione e il trasporto per i canti popolari portoghesi.

Era un uomo pieno di vita Franco, queste si sente all’unisono dire all’indomani di una tragedia che ha spazzato via le cene con gli amici, i giri in bici, i ricordi e gli aneddoti da elargire con il sorriso e la simpatia che lo contraddistinguevano, da persona umile e insieme da personaggio fuori dall’ordinario per i thienesi che quotidianamente lo incontravano. Era stato capace di risalire in sella dopo una banale caduta dalla bici in città, alcuni anni fa,  che gli aveva provocato una frattura al bacino. Tornando più in forma di prima. Raggiante e baldanzoso quando si trattasse di inforcare i pedali, così come quando a volte s’infervorava narrando dei campioni della bici, davanti alla tv. Oggi, tracciare un ricordo di “Freccione”, il suo nomignolo più diffuso e ancora più denso d’affetto in queste tristi ore di lutto, lascia trasparire già la nostalgia, dopo l’incredulità, per la perdita di un amico speciale.

Diceva sempre che la vita è troppo bella – ci racconta uno di loro, che preferisce non apparire in segno di rispetto -. Amava la musica, la bici, gli amici, un buon bicchiere di vino, del buon cibo e il suo amato Fado. Diceva sempre di avere ancora troppe cose da fare, troppe cose perchè finisca”. Una dichiarazione d’amore, quella per la vita, purtroppo soffocata ieri improvvisamente, senza possibilità d’appello a fronte dell’incidente che lo ha colpito. Lasciandolo sull’asfalto privo di essa, e lasciando un velo di dolore a tante persone, nonostante vivesse solo nell’abitazione di via Monte Valbella, ora desolatamente vuota.

Non era mai stato sposato nè aveva figli Lanfranco, e in gioventù aveva dovuto sopportare, nel lontano 1977, la perdita di un fratello, Aldo Frezza, fotografo di professione al quale tra l’altro è tutt’oggi dedicata la sezione Aia degli arbitri di calcio di Schio. Ci vorrà qualche giorno per conoscere la data delle esequie del pensionato che avrebbe raggiunto il traguardo dei 70 anni il prossimo mese giugno. Una traguardo sfumato, proprio durante una volata di una tappa intermedia come tante, senza nessun’altro avversario che un destino crudele.