In debito con l’erario e con i dipendenti. Azienda meccanica thienese evade il fisco

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La sede della tenenza della guardia di finanza a Thiene

Una ditta di Thiene finisce nella “rete” della Guardia di finanza locale, impegnata a stanare imprenditori e attività economiche inadempienti con l’erario. Sotto accertamento di natura tributaria, con elementi acquisiti che fanno presumere evasione fiscale per il biennio 2018-2019, è la Tma Tecnologie con sede in via Valsugana.

Si tratta di un’azienda vicentina che assembla macchinari per l’imballaggio alimentare e altre operazioni nell’ambito della meccanica, il cui titolare risulta essere un uomo di 59 anni residente a Sarcedo (M.V. le iniziali fornite dai finanzieri).

La posizione sotto il profilo commerciale e fiscale della ditta thienese è stata posta sotto la lente d’ingrandimento dalle Fiamme Gialle provinciali in seguito a una accertamento su richiesta del Tribunale di Vicenza. L’attività economica versa in stato “prefallimentare” e per questo si sono rese necessarie verifiche sull’attività effettiva e sulla documentazione tributaria. A tutela non sono dello Stato ma anche degli stessi dipendenti dell’impresa.

Sarebbero emersi in sede d’indagine delle omissioni ai danni dell’erario pubblico, in via di quantificazione e con possibile decreto di sequestro preventivo di beni nel futuro prossimo. Nel documento di sintesi dell’operazione della GdF si cita “un cospicuo ammontare di debiti tributari scaduti rapportabili sia all’Iva dovuta e non versata che a gravami in essere nei confronti dei dipendenti”. Le risultanze raccolte finora dimostrerebbero che la società a responsabilità limitata ha omesso ogni adempimento tributario nel periodo soggetto a verifica, qualificandosi così come evasore totale in ambito Irap (per gli anni 2016, 2018 e 2019) e Iva (biennio 2018/19).

I ricavi non dichiarati ricostruiti dai finanzieri sono stati stimati in 485 mila euro circa, con costi evasi per 167 mila euro. A questo capitolo si aggiungono l’imposta Iva non versata pari a circa 40 mila euro e la ridefinizione della maggior base imponibile ai fini dell’Irap a circa 337 mila euro, su cui calcolare quanto effettivamente dovuto all’erario per la quota di imposta regionale sull’attività produttiva. Numeri snocciolati con precisione dagli investigatori che ora passano in mano ora ai giudici, dopo l’accertamento concluso a metà febbraio dell’anno in corso. Magistrati che dovranno esprimersi su un’eventuale opzione di sequestro preventivo per tutelare le casse pubbliche e sulla possibilità del rinvio a giudizio del legale rappresentante dell’impresa sotto inchiesta.