Granezza, carcasse di due mucche esposte al pascolo per protesta. “Grazie lupo”

Fa discutere, anche se la volontà era semmai quella di far riflettere con una denuncia forte, la modalità scelta dagli allevatori di bestiame di Malga Mazze Inferiori in Granezza, che domenica scorsa hanno esposto le carcasse di due mucche vittime dell’assalto dei lupi. Celebrandone una sorta di funerale, a cielo aperto, che ha suscitato opposte reazioni tra i visitatori di quella porzione di montagna, nel territorio di Lugo di Vicenza.

Nel pascolo solitamente utilizzato per rifocillarsi lo scenario è diventato alquanto macabro, con i corpi malridotti e maleodoranti di due giovani vitelle di 9 e 17 mesi lasciati alla vista dei visitatori. E un cartello con scritto “Grazie lupo”. Non un bello spettacolo, soprattutto per i bambini, anche se non è mancato chi ha espresso solidarietà agli allevatori di bovini danneggiati dalle predazioni dei lupi dell’Altopiano, e privati dei loro capi che costituiscono insieme fonte di sostentamento ma anche compagni di vita tra i monti.

Addirittura è apparsa una sorta di epigrafe, con i nomi e le immagini di Verena e Glenda, le due mucche dilaniate di proprietà dei gestori della malga Mazze Inferiori sul Monte Corno che hanno deciso di formulare questa cruenta forma di protesta. Gli animali da stalla erano stati aggrediti nella notte di mercoledì, venendo morsi sulla parte posteriore. A morte la più matura, mentre la seconda presa dal panico sarebbe annegata in una pozza d’acqua per l’abbeveraggio. Il mattino seguente è avvenuto il ritrovamento da parte dei proprietari del fondo, senza possibilità alcuna oramai di salvarle.

Le reazioni? Dispiacere prima, e rabbia poi, per un problema irrisolto che tocca da vicino decine di malgari e allevatori nella sola provincia di Vicenza. E impotenza di fronte a degli attacchi del lupo su cui tanto si discute ormai da anni, con soluzioni come filo spinato, le reti elettrificate e cani “dissuasori” che non sembrano rappresentare un ostacolo definitivo da opporre all’istinto di sopravvivenza dei canidi selvatici.

Reazioni convogliate poi nell’atto simbolico da domenica oggetto di polemiche e discussioni su più fronti, non solo quello delle associazioni animaliste o i gruppi che tutelano la presenza dei predatori dei boschi per eccellenza. “A mancare non è solo un valore economico – hanno dichiarato in un’intervista gli allevatori Marco Rigoni e Mirko Pezzin – ma anche un valore affettivo per chi vede questi animale nascere e crescere. Per questo abbiamo voluto far passare un messaggio forte”.