Rapinato dopo aver soccorso un bimbo: spunta un coltello. Il racconto della vittima

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Il tratto in salita dove la vittima del tranello ha tentato la fuga, finendo aggredito

Si arricchisce di particolari e precisazioni il racconto dell’aggressione a scopo di rapina di un automobilista, avvenuta giovedì mattina scorso tra le colline di Sarcedo e Zugliano, in via Vivaro. A farne le spese un operaio 38enne, che intorno alle 7.20 del mattino era diretto al lavoro quando si è imbattuto in un terzetto di persone, tra cui un bambino di 8-10 anni, che una volta salite a bordo si sono rivelate una banda di malfattori.

L’episodio inizia a Sarcedo in via dei Cogoli, nello spiazzo che introduce al sentiero dell’Angarana. Dopo aver chiesto aiuto al malcapitato di passaggio, infatti, sarebbe spuntato fuori un coltello da tavolo con cui il conducente, che in cuor suo intendeva compiere una buona azione, è stato minacciato. Per poi accostare, aprire la portiera e tentare invano la fuga tra i filari di viti, a piedi, dove è stato raggiunto e preso a calci, trascorrendo poi il resto della giornata in ospedale.

Sono stati sei in realtà i giorni di prognosi assegnati al paziente in cura, trasportato in autoambulanza al pronto soccorso di Santorso. Precisazione doverosa, che proviene proprio dalla vittima – ad oggi ancora presunta in attesa della conclusione degli accertamenti dei carabinieri di Thiene – ancora scossa per l’accaduto a distanza di alcuni giorni. E che preferisce, per ovvi motivi, mantenere l’anonimato. “Mi stavo recando al lavoro – ci spiega – quando ho visto un ragazzino seduto per terra con la testa tra le mani e un giovane di circa 20 anni al suo fianco. Il più grande si è messo in mezzo alla strada facendomi segno di fermarmi”. Questione di pochi secondi, l’auto di medio-alta cilindrata del 38enne accosta e dagli arbusti alle spalle della coppia spunta fuori un terzo individuo, sulla quarantina. “Mi hanno riferito che il bambino stava male – continua – e chiesto se potevo dar loro un passaggio fino ai vivai Dalle Rive, poco distante. Non ci ho pensato su, c’era un bimbo di mezzo e li ho caricati in auto. Subito dopo essere partito, il più vecchio dei tre, seduto a fianco a me, ha tirato fuori un coltello e mi ha detto di dargli tutti i soldi”.

Lo spiazzo in via dei Cogoli dove è stato teso il tranello all’automobilista vicentino

Le richieste continuano incessanti, secondo il racconto, mentre l’uomo al volante viene tenuto per un braccio e la lama avvicinata al collo. L’auto compie un tragitto di 300-400 metri in direzione di Zugliano, quando l’istinto fa compiere una manovra improvvisa al conducente in quei momenti di angoscia e paura, proprio davanti all’azienda “Vivai Dalle Rive”, su una stradina secondaria già nel territorio di Zugliano, via Coste. “Ho frenato improvvisamente e sono riuscito ad aprire lo sportello, uscire e correre verso la collinetta tra i filari, purtroppo l’erba era bagnata dalla notte e sono scivolato. Quei due adulti mi hanno preso a calci mentre ero a terra, sullo stomaco e sul costato, ho chiuso gli occhi e ricordo solo che vedevo la mia auto mentre urlavo. Poi credo siano fuggiti a piedi, ma non ne sono sicuro”.

E a mani vuote, visto che di fatto nulla è stato rubato. Nel portafoglio il 38enne aveva solo i documenti, in macchina invece solo poche monete nel vano portaoggetti, mentre il telefonino lo portava addosso. Forse proprio il “buco nell’acqua” che si stava prospettando ha scatenato la reazione violenta conclusasi di fatto con un pestaggio, senza gravi conseguenze, almeno a livello fisico. Dopo essersi rialzato a fatica e aver avuto certezza che il trio non fosse più nei paraggi, l’aggredito ha avvertito la fidanzata che lo ha subito raggiunto, per poi far scattare la chiamata al 112 e attendere l’arrivo di carabinieri e personale del Suem 118.

Un bambino come esca – “sono sicuro che avesse meno di 10 anni, e non ha mai aperto bocca” spiega la vittima – e due individui con pochi scrupoli che parlavano a stento la lingua italiana, queste le info sull’ipotetica banda, mentre gli altri particolari rimangono noti solo alle forze dell’ordine, alla ricerca di impronte e quant’altro possa rivelarsi utili nella ricostruzione della vicenda e nell’individuazione degli artefici di un vero e proprio agguato, finalizzato alla rapina. Tutto molto lontano da quella che nel pomeriggio di giovedì in molti definivano come una bufala, circolata nel web sui gruppi social e di messaggistica. Le botte sono state refertate, la denuncia regolarmente presentata venerdì scorso alla stazione dell’Arma di Thiene, alle autorità il compito di agire sulla scorta degli indizi e testimonianze raccolte, con il contributo magari di un paio di automobilisti e di una persona in bicicletta che ha incrociato l’auto in quella manciata di minuti, terribili per chi li ha vissuti in prima persona.

La notizia, nelle ore successive, ha fatto scattare una sorta allarme sociale per le modalità con cui la trappola è stata tesa: vale a dire sfruttando il buon cuore di qualsiasi persona di fronte alla paventata sofferenza di un bambino. Tornerà ancora a percorrere la stessa strada per recarsi al lavoro? “Sì, lo farei già domani stesso, nonostante il timore di reincontrare di nuovo questa gente”.