Salvato nel bosco dopo il principio d’infarto: il grazie ai suoi soccorritori: “Sono stati impeccabili”

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Si è sentito male su una strada forestale nel bosco, ha urlato per chiedere aiuto inutilmente e infine è riuscito a contattare con il suo telefono il 118, attivando la machina dei soccorsi che lo hanno raggiunto a Pedemonte, sopra il corso dell’Astico. In una decina di minuti appena. Di certo si può parlare oggi di una brutta disavventura, quella capitata domenica scorsa a Thomas Sentinelli, uno sportivo 31enne di Zanè, ma anche di una storia che vale la pena di raccontare. Soprattutto quando è lui, vittima del malore fortunatamente superato, a poterlo fare in prima persona. Erano le 17.30 circa del 30 luglio, lui era in sella alla sua mountain bike diretto a un ritrovo tra amici al fresco dei monti della Val d’Astico.

Il malessere che ha accusato, in attesa di responsi definitivi sulle cause, ha un “nome” che fa rabbrividire: principio di infarto. Lo facevano quantomeno intuire i sintomi tipici che lui stesso ha riconosciuto mentre pedalava nei dintorni di contrada Carotte; a confermarlo, poi, sono stati i sanitari presenti che hanno utilizzato il Dae, il defibrillatore semiautomatico portatile in dotazione anche al Soccorso Alpino.

I ricordi di Thomas di quei concitati minuti sono solo in parte confusi, stava male e lo stato di agitazione lo ha travolto, in una situazione da incubo per chiunque. Ricorda quasi tutto a distanza di 72 ore, con lucidità: dalla chiamata al 112 dal bosco, al dialogo con l’operatore del Suem 118 e con la squadra del Soccorso Alpino di Arsiero per capire dove si trovasse, alle discussioni tra i diversi medici di emergenza giunti con le squadre di pronto intervento di ambulanza ed eliambulanza su come procedere, e quella parola “infarto” ripetuta più volte da più persone. Dopo il ricovero all’ospedale di Santorso, il giovane ciclista è stato dimesso nel corso della notte, per poi tornare all’indomani per altri accertamenti.

Ora sta bene, “sono quasi al 100%” ci racconta, anche se vuole andare a fondo per capire da cosa sia scaturito quel forte stato di malessere arginato in tempo. Al resto, ci ha pensato il destino. Dopo un grande spavento. “Devo fare degli altri controlli – spiega Thomas – e in futuro anche l’idoneità sportiva, ma il peggio è passato. E devo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato ai soccorsi, in special modo i 13 volontari del Soccorso Alpino, capaci di individuare dove mi trovavo su un sentiero forestale in erba e raggiungermi solo 9 minuti dopo la chiamata. Tante volte leggo di storie di malasanità o di disservizi, nel mio caso è giusto rendere noto a tutti come ognuno si sia prodigato in mio aiuto”. A intervenire, le due squadre della stazione di Arsiero del Cnas, più le due squadre mediche del Suem da Santorso via terra e da Padova via cielo.

Thomas Sentinelli, allenatore di calcio nei settori giovanili e spesso in gara nelle gran fondo di mountain bike, si stava recando da amici per un ritrovo conviviale in una trattoria della zona. Gli altri erano saliti in macchina, lui aveva preferito precederli con la bici abbinando lo sport alla convivialità che lo attendeva al “traguardo”. Un percorso non troppo impegnativo, per un atleta allenato e controllato sul piano della salute: due settimane prima l’idoneità agonistica ottenuta senza intoppi. “Stavo pedalando su un tratto di sentiero – racconta – lo sforzo non era eccessivo e avevo il cardiofrequenzimetro collegato, tutto nella norma. A un certo punto ho percepito un formicolio ad un braccio, una sensazione di malessere fino a sentire delle fitte al petto a distanza di pochi minuti. Ho bevuto dei sali minerali, mi sono fermato e fatto stretching, ho provato a gridare per chiedere aiuto verso una fattoria che vedevo in lontananza e ho provato a risalire in bici ma sono caduto dopo pochi metri. Qui ho preso dalla tasca il telefono e chiesto aiuto, in preda all’agitazione oltre al malessere fisico perché intuivo cosa mi stesse succedendo”.

Panico accresciuto, dopo l’attesa di quei 9 minuti interminabili, le telefonate che non sente più da parte di chi lo stava cercando – se ne accorgerà in ospedale delle chiamate senza risposta – fino all’arrivo del Soccorso Alpino che dopo le prime manovre estrae e collega il defibrillatore. Thomas sente le indicazioni la voce automatica del Dae dopo la posa degli elettrodi torace. “Parametri da principio di infarto”, ricorda ciò che dicono le voci intorno, e di lì a pochi minuti di distanza il rumore delle eliche dell’eliambulanza. Poi la trafila del trasporto dopo essere stato stabilizzato, le cure e i primi controlli. “Ci tenevo a elogiare la macchina dei soccorsi, tutti hanno tenuto un comportamento esemplare e ne sono testimone nonostante quei momenti difficili”.

La squadra di soccorritori alpini trasporta l’infortunato su una barella. (Archivio)

Il giorno dopo al fatto, ristabilitosi e leggendo la notizia che lo riguardava in prima persona sulle testate on line locali, rivive la brutta esperienza e con una riflessione in più. “Mi hanno fatto arrabbiare i commenti diei saccenti sui social – spiega -, fa male vedere gente che spara sentenze senza aver la minima idea di ciò che afferma. Queste non sono opinioni, ma cattiveria. Tra quanti hanno scritto di ‘stare a casa e non succedeva niente’ e ‘lasciare fare a chi è allenato” e altro di peggio. Ho voluto raccontare la mia storia anche per questo, per far sapere che un malore di questo tipo può capitare anche a una persona in salute, allenata e in regola con le visite mediche. Ma, in primo luogo, per ringraziare chi mi ha salvato”.