“Guidava in stato di ebbrezza l’automobilista del frontale in cui è morto Matteo Mameli”


Guidava in stato di ebbrezza Davide Zaupa, 60enne di Cornedo Vicentino, l’automobilista coinvolto nel tragico incidente avvenuto domenica 29 giugno, poco prima delle 14, a Valdagno e costato la vita all’appena ventenne del posto Matteo Mameli: lo sostiene una nota stampa della società di risarcimento danni Studio3A-Valore, chiamata dai familiari del giovane centauro a tutelare i loro interessi dopo che il ragazzo è morto domenica scorsa 6 luglio dopo una settimana di agonia, all’ospedale San Bortolo di Vicenza, dov’era stato elitrasportato dopo lo schianto con la sua moto in condizioni disperate.
Il frontale è accaduto lungo la stretta strada che da Contrada Massignani, dove il ragazzo abitava con la sua famiglia, dunque a poche centinaia di metri da casa, porta verso Monte di Malo: la vittima saliva con la sua moto cross e, per cause che saranno oggetto dell’inchiesta, si è scontrato frontalmente con la Peugeot 2008 condotta dal sessantenne, con a bordo la moglie, che invece scendeva.
La coppia rientrava dopo aver pranzato in un agriturismo e Zaupa, secondo la società di risarcimento danni, “evidentemente era consapevole di aver alzato troppo il gomito se è vero che inizialmente ai carabinieri di Valdagno, intervenuti per i rilievi, la moglie aveva dichiarato di essere lei al volante: l’uomo però, in seconda battuta, si è assunto le sue responsabilità e l’alcol test a cui è stato sottoposto ha dato puntualmente esito positivo”.
Alcotest che invece, sostiene l’avvocato Leonardo Maran, l’avvocato che assiste Zaupa, “non è mai stato richiesto né tantomeno eseguito“. Resta il fatto che il richiamo all’articolo 186 del Codice della Strada, relativo alla guida in stato di ebbrezza, è oggettivamente citato nell’avviso dello svolgimento di accertamenti tecnici irripetibili.
La Procura di Vicenza, per il tramite del Pubblico Ministero Giorgio Falcone, aveva aperto a carico di Zaupa un procedimento penale iscrivendolo nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di lesioni personali stradali gravissime: fascicolo che con la morte del ventenne, è ora passato a omicidio stradale aggravato.
Il sostituto procuratore, che ha anche convalidato il sequestro dei mezzi a cui avevano già proceduto nell’immediatezza i militari dell’Arma, a meno di ripensamenti dell’ultim’ora, non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia sulla salma del giovane, essendo evidente che il decesso è stato dovuto unicamente ai gravissimi politraumi riportati nell’incidente, e quindi nelle prossime ore è attesto il nulla osta alla sepoltura e i suoi cari potranno fissare la data dei funerali, che saranno sicuramente partecipatissimi: Matteo, che lavorava come operaio presso l’impresa metalmeccanica valdagnese Amer, stimato da titolari e colleghi, era conosciuto e ben voluto da tutti a Valdagno, dove il suo terribile destino ha destato profonda e unanime commozione.
Il magistrato inquirente ha tuttavia ritenuto di dover fare chiarezza sulla dinamica del sinistro, uno scrupolo e un’attenzione al loro caso accolto con estremo favore dai congiunti del giovane, e ha conseguentemente disposto una consulenza tecnica cinematica per accertarne cause e responsabilità: l’incarico sarà conferito la mattina del 14 luglio, in Procura berica, all’ingegner Alberto Sartori. Alle perizie parteciperà quale consulente tecnico per la parte offesa anche il perito industriale forense Stefano Fracaro.
Muore una settimana dopo il frontale in moto. Ai Massignani il lutto per Matteo Mameli, 20 anni
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