Covid, Zaia: “Curva stabile ma l’indice Rt è 1,20”. Occupati quasi 3 mila letti (2.400 a marzo)

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La curva è nella sua fase apicale, una fase di stabilità in cui sostanzialmente i ricoveri non aumentano nè calano. Il Covid è una realtà, e sa prenderci come in contropiede”. Il dato sui pazienti in cura tra reparti adattati e sale di rianimazione intensiva si avvicina non più a balzi ma comunque a passi continui a quota 3 mila, “mentre a marzo erano circa 2.400” come ha fatto notare il presidente regionale Luca Zaia, che preannuncia uno studio sulla mortalità per coronavirus, in fase di ultimazione.

Il tema del distanziamento strategico rimane strategico ed essenziale“, ha ribadito per l’ennesima volta il timoniere della Giunta regionale, che oscilla tra commenti confortanti come il rallentamento proporzionale dei contagi e la tenuta degli ospedali veneti, e la preoccupazione per l’indice Rt costante. Il tutto in vista della Conferenza Stato-Regioni da cui sortiranno i punti salienti del prossimo Dpcm, atteso in settimana da parte del Governo.

Sul piano sociale toccato un tasto dolente, riguardo all’atteggiamento di molti cittadini nei confronti della seconda ondata. “A marzo avevamo tutti paura, ora spesso si percepisce che per qualcuno si tratti di un affare che riguarda solo chi si trova in ospedale. Ci vuole più rispetto quando si parla di mortalità da Covid, gli anziani ad esempio hanno il diritto di vivere come tutti gli altri cittadini, non costituiscono un rifiuto della società, hanno contribuito a rendere grande questo Veneto! Sono stanco di chi dice frasi del tipo ‘sarebbero morti comunque’ per chi è deceduto per comorbidità con altre patologie, perchè queste persone avrebbero inevitabilmente vissuto molto di più”.

REPORT ULSS REGIONALI. Il Veneto rimane stabilmente sul podio in ordine quantitativo sul numero dei nuovi contagi, alle spalle della sola Lombardia: sono 2.003 i nuovi positivi, a fronte di un numero di tamponi sensibilmente ridotto come d’altronde accade ad ogni inizio settimana, con dati riferiti alla domenica. Niente segno “meno” sulla linea ospedaliera, che registra aumenti contenuti ma non ancora l’auspicata inversione di tendenza. Aggiornati a 2.608 i pazienti affetti da coronavirus in cura in aree non critiche (+26 rispetto a ieri), a cui vanno aggiunti i più gravi, assistiti in terapia intensiva in numero di 339 (+8), quindi 2.947 in tutto.

Si contrae il dato sui decessi con concorso dell’epidemia, ma sono 34 le famiglie a piangere un lutto “a distanza” nel corso dell’ultima domenica di novembre. Il dato sui dimessi dagli ospedali è di 66 uomini e donne convalescenti, ma il saldo mostra come siano ancora di più coloro che accedono rispetto a quelli che lasciano i poli sanitari veneti. L’indice Rt rimane costante e quindi alto come anticipato: 1,20. “Un mese fa poteva rappresentare un valore mediamente buono – chiosa Zaia – ma oggi è uno dei più alti tra le regioni italiane”. Ad approfondire il tema l’assessore Gianpaolo Bottacin. “Questo significa che nelle regioni a colorazione arancione o rossa le restrizioni più stringenti rispetto a quanto previsto nelle aree gialle come il Veneto hanno favorito il calo del contagio e quindi del parametro. L’indice dice se il contagio si sta contraendo, quando è minore a uno, oppure in incremento”.