In Veneto disabitato un alloggio su quattro. L’Ance: “Riqualificare senza consumare suolo”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Foto di Valter Cirillo da Pixabay

Un recente studio di Openpolis sugli immobili “fantasma” ha reso noto che in Italia le case sfitte o chiuse sono ben 10 milioni, quasi 119 mila nel Vicentino (qui i dati Comune per Comune): il 25%, ossia un alloggio su quattro è disabitato. Spesso si tratta di appartamenti e case datati, se non fatiscenti e in ogni caso i numeri diventano ancora più drammatici se contestualizzati nel generale tracollo demografico che inizia ad emergere.
Quanto agli alloggi pubblici, secondo Emilio Viafora, segretario regionale del Sunia (il sindacato degli inquilini), in Veneto gli alloggi di edilizia residenziale pubblica vuoti o chiusi sono circa 4mila.

Tutti dati che per il presidente di Ance Veneto Paolo Ghiotti deve stimolare una riflessione in merito alla valorizzazione delle periferie. “Se questi numeri possono essere in parte giustificati dalla presenza di immobili a uso turistico, che sono quindi abitati solo in determinati periodi dell’anno, è pur vero che molte abitazioni sfitte si trovano nelle periferie delle nostre città o in paesi molto piccoli. E questo probabilmente è dovuto a una mancanza di servizi che rende poco appetibili queste aree”.

“Di fronte a questo scenario il settore dell’edilizia deve accettare di cambiare in virtù delle nuove esigenze e delle nuove risposte che siamo chiamati a dare – aggiunge Ghiotti -. Dobbiamo promuovere un concetto di edilizia che passi attraverso il restauro degli immobili oppure, dove non fosse possibile, la demolizione e ricostruzione. E questo in un’ottica di migliore vivibilità ma anche di riduzione del consumo del suolo. Un cambio di rotta tanto più urgente in Veneto, che per due anni consecutivi è stata la regione che ha consumato la maggiori quantità di terreni rispetto al resto d’Italia”.
“Si tratta dunque di decidersi a entrare in una nuova era. Dobbiamo tentare di rendere sostenibile quello che c’è – continua -. E comprendere che la sostenibilità a volte passa anche attraverso la demolizione di un fabbricato che non ha più motivo di esistere per rendere il nostro terreno anche solo permeabile all’acqua. Per fare però tutto questo ci vuole un po’ di coraggio e la capacità di capire cosa il domani vuole da noi. E quindi di pensare in termini di progettualità”.

“Da questo punto di vista il Pnrr potrà dare un aiuto concreto poiché scaricherà a terra una grande quantità di denaro anche finalizzata a queste opere – conclude Ghiotti -. Così come gli stessi bonus, che esisteranno ancora, anche se meno interessanti da un punto di vista economico. Saranno risorse strategiche per valorizzare le nostre periferie e campagne, luoghi magici che non devono essere abbandonati. Dobbiamo smettere di pensare a una città fatta di centro e di periferia, ma a un unico nucleo. Ovvio che per fare questo sono necessari servizi e collegamenti che oggi mancano”.