Test rapidi, Zaia intercettato: “Stiamo portando Crisanti allo schianto”. Lo scienziato annuncia vie legali

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Luca Zaia e Andrea Crisanti

Emergono nuovi elementi sulla gestione della pandemia da Covid-19 in Veneto e lo scontro fra il presidente del Veneto Luca Zaia e il microbiologo Andrea Crisanti: la puntata della trasmissione d’inchiesta Report, in onda questa sera su Rai3 ha reso noto infatti le intercettazioni di conversazioni di Zaia dalle quali pare cogliersi una battaglia a tutto campo per demolire Crisanti, che ora è senatore della Repubblica con il Partito Democratico.

Report spiega infatti che contro Crisanti sarebbe stata messa in atto una vera e proprio “strategia per intimidirlo, denigrarlo e attaccarlo in ogni modo”. “Stiamo per portarlo allo schianto” dice Zaia in una delle intercettazioni.
Accuse pesanti, che hanno portato oggi il microgiologo a rassegnare le dimissioni da direttore dell’Istituto di Microbiologia dell’Università di Padova.

Al centro delle rivelazioni di Report c’è l’inchiesta sui tamponi rapidi, partita proprio da un esposto di Crisanti, depositato nel novembre 2020, mentre esplodeva quella seconda ondata della quale il Veneto fu una regione particolarmente colpita. Crisanti infatti presentò uno studio dal quale emergeva l’inaffidabilità dei test rapidi su cui poggiava la strategia regionale di intercettazione dei casi positivi, con tanto di appalti milionari. Per il ricercatore padovano quei tamponi erano efficaci solo nel 70 per cento dei casi e non nel 90 per cento, come invece attestava il produttore.
Quei test andavano usati insomma per la diagnosi ma non per lo screening (la Regione li usò per monitorare ciclicamente gli operatori sanitari negli ospedali e gli ospiti e il personale delle Rsa).

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Le microbiologie e il processo a Rigoli
Che Zaia e Crisanti dopo i primi mesi di pandemia, nei quali affrontarono insieme la crisi di Vo Euganeo, fossero entrati in rotta di collisione totale era palese: il presidente della Regione arrivò a togliergli il coordinamento delle 14 microbiologie venete che processavano i campioni del virus per affidarlo a Roberto Rigoli, direttore del laboratorio dell’ospedale di Ca’ Foncello e che introdusse l’uso dei test antigenici rapidi Abbott Panbio, fatto che coincise con un’esplosione dei casi.
Il dottor Rigoli è stato rinviato nel luglio scorso a giudizio e andrà quindi a processo per rispondere dell’accusa di falso in atto pubblico e depistaggio. La tesi del pm che ha chiuso le indagini è che si sia “limitato a un riscontro di esiti numericamente minimi e palesemente privi di valore scientifico”. Con lui, a processo anche un volto noto della sanità dell’Altro Vicentino, Patrizia Simionato, allora direttrice generale pro tempore di Azienda Zero (fino al 2016 aveva ricoperto l’incarico di responsabile amministrativa dell’ex-Usl 4 Alto vicentino).  In discussione nel processo, due affidamenti diretti da 2 milioni di euro per i tamponi rapidi di cui Rigoli assicurava l’efficacia. Report, nella puntata di questa sera, ricorda che il Veneto ebbe 1.600 morti in più rispetto alla media nazionale, nel corso di quella tragica seconda ondata.

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Report e le intercettazioni di Zaia
Report diffonde in esclusiva una intercettazione del presidente del Veneto, nell’ambito di quell’inchiesta. E’ il 14 maggio 2021: “Sono qua a rompermi i cog***ni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti!”, tuonava Zaia al telefono con Roberto Toniolo, di Azienda Zero. Toniolo scrisse quindi all’Università padovana asserendo che contro Crisanti non ci fosse alcuna denuncia in procura (mentre invece ci fu un esposto, depositato proprio mentre il Senato accademico esaminava una mozione in favore dello scienziato).

Le dimissioni di Crisanti
In una intervista di oggi al Corriere del Veneto Crisanti spiega che dal 31 dicembre è cessato il suo rapporto di lavoro con l’Ateneo patavino. Il motivo sarebbe la volontà di “essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda nell’ambito dell’inchiesta, senza creare imbarazzi all’Università da una parte e senza sentirmi condizionato dall’altra. Anche perché sto valutando l’eventuale rilevanza penale di intercettazioni riguardanti alcuni colleghi docenti”.
Racconta anche di aver saputo delle intercettazioni che coinvolgono Zaia proprio dal giornalista di Report e di aver presentato una richiesta di accesso agli atti agli uffici giudiziari. Sarebbe stata proprio la visione di questi documenti a spingerlo a dimettersi. Definisce Zaia “l’orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei mie confronti, nonostante io abbia lavorato per la Regione e abbia preso posizioni decise proprio per salvaguardare la Regione stessa e soprattutto i pazienti e i cittadini del Veneto”. Si capisce che il microbiologo ne ha le scatole piene quando parla di un “regime intimidatorio presente in Veneto”, che trova riscontro (come evidenziato anche da Report) dalla facilità con cui Zaia ha denunciato per diffamazione (accusa archiviata) avversari politici come Carlo Cunegato e Vania Trolese de “Il Vento che vogliamo”. E proprio lo scledense Carlo Cunegato è fra gli intervistati di Report.

La replica dei tecnici della Regione
Come in altre occasioni, Luca Zaia tace (anche davanti ai microfoni di Report) e fa parlare i tecnici della Regione, che in serata replicano a Crisanti sul piano scientifico, “a tutela dei professionisti della sanità e del mondo accademico che li hanno affiancati”.
“Il cardine della strategia regionale è sempre stato l’individuazione precoce di tutti i possibili soggetti positivi al Sars-CoV-2, anche asintomatici, per l’adozione tempestiva delle misure di sanità pubblica” spiega Gianluigi Masullo, direttore generale facente funzioni della sanità veneta, dopo aver sentito la direttrice del Dipartimento di Prevenzione, Francesca Russo.
La nota della Regione ricorda anche che nei periodi più critici della pandemia la massima capacità dei test molecolari era di 23 mila unità al giorno, “a fronte di una richiesta di prestazioni che arrivava ad oltre 170 mila tamponi al giorno. “Prendendo ad esempio il 15 gennaio del 2022 sono stati effettuati 24.832 test molecolari e 164.189 test antigenici. Con un numero di positivi di 13.094 persone, la maggioranza dei quali emersi proprio dai test rapidi. Cosa sarebbe accaduto se non fossero stati effettuati?” si chiedono i dirigenti della Regione (ma va sottolineato che i test rapidi della fine del 2020 non erano quelli di seconda generazione che si sono diffusi successivamente e che un anno fa rilevano le nuove varianti più contagiose, come la Omicron).

In ogni caso, la Regione ricorda che i test antigenici rapidi “sono stati utilizzati nel rigoroso rispetto delle indicazioni di utilizzo internazionali e nazionali”. Tamponi utilizzati da tutto il mondo, insomma, autorizzati dall’Aifa a seguito anche di trial scientifici pubblicati dal Lancet”, proseguono i dirigenti, che specificano come “l’unica decisione adottata in piena autonomia avvenne il 21 febbraio 2020, quando il Presidente Regionale in totale autonomia, contro i pareri del mondo scientifico, decise di effettuare i tamponi all’intera cittadinanza di Vò Euganeo, decretando l’istituzione della zona rossa” (era il momento in cui Zaia ascoltava Crisanti, che gli propose di monitorare tutta la popolazione della cittadina sui colli).

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“Risulta utile in tale senso citare, a ulteriore conferma dell’efficacia della strategia regionale, che in marzo 2022 è stato pubblicato, sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Lancet, uno studio che ha analizzato l’eccesso di mortalità durante l’intero periodo della pandemia da Covid-19 nei diversi paesi del mondo, dal titolo “CovidD-19 Excess Mortality Collaborators. Estimating excess mortality due” to the COVID-19 pandemic: a systematic analysis of COVID-19-related mortality, 2020-21. Tra le altre cose, la Regione spiega che “lo studio, per il contesto italiano, riporta il dato di ogni singola Regione/Provincia Autonoma. Per l’Italia è stato calcolato un eccesso di mortalità pari a 227,4 (212,0 – 242,5) ogni 100mila abitanti mentre per il Veneto pari a 177.5 (164.0 – 190.7), tra i valori più bassi tra tutte le Regioni. Tale dato, congiuntamente con il rapporto tra eccesso di mortalità per tutte le cause e i decessi attribuiti a COVID-19, evidenzia chiaramente come la capacità di testing ha consentito di individuare ed identificare un numero elevato di casi contribuendo a contrastare la diffusione e limitare il contagio e conseguentemente anche i decessi che come anticipato sono tra i più bassi tra tutte le regioni italiane”. La sanità del Veneto spiega anche di aver sempre notificato all’organo giudiziario i principali studi e letteratura sulla pandemia.

“Andrebbe ricordato al Senatore Crisanti che nella pubblicazione di Nature Communication a firma del team dello stesso Senatore, giunta a pubblicazione dopo due anni dall’accadimento dei fatti, dopo la revisione attenta degli studiosi inglesi dell’Imperial College è sparito ogni collegamento, riferimento, ipotesi alla maggiore mortalità in Veneto provocata dall’adozione massiva di test antigenici (con supporto dei test molecolari), rispetto alle versioni in pre print. E a validare le modifiche sono gli scienziati inglesi colleghi dello stesso Crisanti”, si aggiunge. “Se il linguaggio politico vede talvolta trascendere nei toni, il nostro mondo, quello della scienza e dei professionisti della sanità non può accettare di essere strumento di contesa. Ne va dalla credibilità di chi continua a lavorare con il camice e vuol far sentire la propria voce contro quello che potrebbe apparire un vilipendio dell’istituzione regionale”, terminano i dirigenti della sanità del Veneto.