L’approfondimento 2/3. Gestione del territorio e giovani, la parola ai candidati presidenti

A pochi giorni dall’importante appuntamento elettorale, abbiamo approfondito le posizioni dei candidati presidenti in corsa per le Regionali 2025 in Veneto, sottoponendo loro alcuni tra i quesiti più sentiti. In questo secondo di tre approfondimenti, il tema della transizione ecologica e gestione del territorio oltre a quello, cruciale, legato a giovani e lavoro.
Transizione ecologica e gestione del territorio. Il cambiamento climatico impone scelte urgenti: come intendete affrontare il rischio idrogeologico, la tutela delle risorse idriche e la promozione delle energie rinnovabili, in un territorio segnato da eventi estremi e consumo di suolo?
FABIO BUI (Popolari per il Veneto). “La sfida climatica si vince con pragmatismo: meno annunci, più cantieri realmente utili e meno invasivi. Priorità assoluta è mettere in sicurezza il territorio con interventi contro il rischio idrogeologico e una gestione moderna dell’acqua, dalle falde ai bacini di raccolta. Serve poi una spinta forte alle rinnovabili, integrate davvero nel territorio, senza nuovo consumo di suolo ma valorizzando aree già compromesse. Il Veneto deve diventare più resiliente e autonomo sul piano energetico: proteggere ciò che abbiamo e innovare dove serve. È così che si difendono comunità, imprese e ambiente”.
GIOVANNI MANILDO (Centrosinistra). “Il Veneto non può continuare a essere una delle regioni più cementificate d’Italia. La prima scelta è fermare il consumo di suolo e concentrare gli investimenti sulla messa in sicurezza del territorio: bacini, arginature, manutenzione dei corsi d’acqua. Poi una strategia seria sulle risorse idriche, con reti rinnovate e meno sprechi. Sulle rinnovabili vogliamo un grande piano per installare 1 kW per abitante, promuovere le Comunità energetiche e sostenere imprese e famiglie nella transizione. Il Veneto deve diventare un modello di sviluppo pulito, non un territorio fragile che subisce ogni volta eventi estremi”.
MARCO RIZZO (Democrazia Sovrana Popolare). “Bisogna intervenire urgentemente con un piano generale per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio e per la cura del verde pubblico, troppo spesso lasciato in stato di degrado dagli enti comunali, anche per carenza di risorse finanziarie. Bisogna attuare una regolare pulizia dei letti e strutturale manutenzione degli argini dei corsi d’acqua, intervenire sulla manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture di deflusso delle acque, completare la costruzione delle vasche di espansione nelle zone a rischio alluvioni. Se queste misure fossero state approntate avrebbero evitato molti effetti drammatici. E’ giunto il momento che la politica si prenda le responsabilità delle proprie scelte”.
ALBERTO STEFANI (Centrodestra). “Prendiamoci cura del Veneto come ci si prende cura della propria casa, con manutenzioni costanti e sempre più forza ai consorzi di bonifica. E poi avanti con il completamento dei bacini di laminazione già previsti. Lo dico chiaramente: nessuno custodisce e cura il territorio come gli agricoltori. Il nostro approccio nei confronti dell’ambiente è pratico: sono le imprese, non la burocrazia, a innovare e a rendere i territori sempre più sostenibili. Oltre a questo, favoriremo nell’accesso ai bandi regionali, i comuni che fanno opera di rigenerazione urbana. L’obiettivo è chiaro: lasciare ai nostri figli un Veneto più sicuro, dove ambiente e sviluppo camminano insieme”.
RICCARDO SZUMSKI (Resistere Veneto). “Non ci stuferemo mai di dirlo: si parte dalla prevenzione e dalla manutenzione. Un piano regionale serio e sull’interno territorio, non demandato ai comuni che sono già stati impoveriti di risorse: il piano però non dovrà rimanere sulla carta, ma la sua attuazione andrà controllata costantemente. Il Veneto peraltro arriva già purtroppo da una forte speculazione di costruzioni inutili, cementificazione, centri commerciali e agrivoltaici che hanno impoverito il territorio stesso. Vanno riviste le priorità: noi che amiamo la nostra regione, non possiamo accettare spinte di predazione”.
Giovani, lavoro e formazione. Il Veneto soffre di una fuga di giovani verso altre regioni o all’estero. Quali politiche proponete per incentivare l’occupazione giovanile, valorizzare la formazione tecnica e universitaria, e favorire il rientro dei talenti?
FABIO BUI (Popolari per il Veneto). “Per trattenere e attrarre competenze servono scelte nette: rafforzare i percorsi tecnici e universitari legandoli stabilmente alle imprese, sostenere chi investe in ricerca e innovazione e creare condizioni che permettano ai giovani di costruire qui il proprio progetto di vita. Proponiamo incentivi alle aziende che assumono profili specializzati, percorsi di alta formazione co-progettati con il mondo produttivo e un programma dedicato al rientro dei talenti veneti all’estero. Il Veneto deve tornare un luogo dove le competenze crescono e trovano spazio”.
GIOVANNI MANILDO (Centrosinistra). “Ogni anno migliaia di giovani lasciano il Veneto perché non vedono opportunità. Per invertire la tendenza proponiamo il “contratto d’ingresso”: 500 euro mensili per due anni ai giovani al primo impiego stabile. È un incentivo concreto a restare e costruire una vita qui. Serve poi potenziare ITS e università, collegandoli alle imprese e ai distretti produttivi. Politiche abitative dedicate, trasporto pubblico gratuito fino a 26 anni e sostegno alla mobilità studentesca completano la nostra visione. Dobbiamo dire ai giovani che sono una priorità, non un tema da trattare solo in campagna elettorale”.
MARCO RIZZO (Democrazia Sovrana Popolare). “Tre sono gli asset principali delle nostre politiche per i giovani. Sul fronte universitario, un sistema di “welfare studentesco ampliato”, con l’introduzione di un “reddito di formazione” e mense gratuite. Si prevede inoltre la creazione di residenze universitarie pubbliche per contrastare la crisi abitativa. Netto il nostro contrasto alle Università telematiche. La vita nella comunità, lo scambio, la dialettica, componenti centrali di un’Università pubblica da rivitalizzare, abituano ad essere partecipi della costruzione di una conoscenza critica e dinamica. Prevediamo poi un grande piano per la creatività giovanile che, attraverso bandi ad hoc, agisca sia nella valorizzazione professionale premiando la genialità artigianale, imprenditoriale e di ricerca sociale dei nostri talenti, sia nel settore culturale e ricettivo. Infine individuiamo incentivi per chi assume su progetti che valorizzino davvero le qualità dei giovani mettendoli al servizio della loro comunità e divenendo veri e propri progetti di vita, non occupazioni saltuarie”.
ALBERTO STEFANI (Centrodestra). “La sfida è creare un Veneto che dia sempre più opportunità, con collegamenti tra scuole, ITS, università e imprese. E pure più valore alla formazione tecnica e professionale. Lo ripeto: per realizzarsi non bisogna necessariamente essere laureati. Ci sono professioni tecniche, ben retribuite e innovative, che possono essere svolte con orgoglio. Ma servono anche informazioni: per facilitare la scelta dei giovani abbiamo lanciato il portale “Bussola Lavoro”. Consentirà di orientare i ragazzi, mostrando quali figure cercano le aziende. E poi istituiremo la certificazione regionale “Young friendly”, per le imprese che offrono condizioni di lavoro più favorevoli ai giovani”.
RICCARDO SZUMSKI (Resistere Veneto). “Esiste un’unica regola: premiare il merito. E’ ora di finirla con gli sfruttamenti post diploma e post laurea, con contratti capestri tramite i quali i giovani non vedono futuro ma si sentono depredati dei loro anni di sacrifici. Perché mai una persona, non solo un giovane, dovrebbe rimanere in un territorio che ama ma dove non si sente corrisposto, anzi, si sente sfruttato”?
L’approfondimento 1/3. Sanità e autonomia, la parola ai candidati presidenti