Morte a Cuba di Germano Mancini: per l’autopsia non è vaiolo delle scimmie

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Nel riquadro: Germano Mancini

Non ci sarebbe il vaiolo delle scimmie (monkeypox) dietro la morte di Germano Mancini, maresciallo dei carabinieri a capo della stazione di Scorzè, nel veneziano, morto il 21 agosto a Cuba durante una vacanza.

Il decesso del militare, cinquantenne, secondo quanto emerso dall’autopsia effettuata dalle autorità cubane, non sarebbe riconducibile alla temuta malattia di cui l’uomo era stato indicato, inizialmente, come la prima vittima del paese (e anche italiana). La moglie dello sfortunato carabiniere chiede però nuovi accertamenti.

Ad essere fatale al maresciallo pescarese sarebbe stata una “sepsi dovuta a broncopolmonite da germe sconosciuto e danni multipli agli organi”, come indicato anche dal ministero cubano lo scorso 23 agosto in una nota ufficiale.
La famiglia, attraverso l’avvocato Guido Simonetti, ha annunciato di aver chiesto alla Procura di Venezia una nuova autopsia sul corpo di Mancini, la cui salma si trova da sabato scorso a Noale (Venezia). Arrivato a Cuba la sera di Ferragosto con amici, il 50enne aveva iniziato a star male il 17 agosto. Il giorno dopo era stato portato in ospedale e da qui trasferito in terapia intensiva per un arresto cardiaco. Entrato in coma, è morto tre giorni dopo.